Dal web alla tv, la storia di Vincenzo Schettini.
Quella dell’insegnamento come professore part-time di fisica a scuola; quella della Rete, attraverso la pubblicazione dei video della sua pagina La fisica che ci piace – più di 600mila iscritti su YouTube e 2 milioni di follower su Instagram -; quella dell’editoria, dei tour teatrali e, ora, della televisione.
Dal 16 aprile in seconda serata Vincenzo Schettini è, infatti, alla guida su Rai2 con La fisica dell’amore, un programma in cui il divulgatore spiega ai ragazzi come affrontare con coraggio le sfide emotive della vita attraverso esperimenti di fisica, la testimonianza dei giovani che hanno avuto il coraggio di raccontare un loro momento particolarmente intenso.
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Intervistato da Vanity Fair, Schettino ha parlato di quando ha fatto coming out con il papà a 19 anni e della difficoltà, che hanno in Italia, le coppie omogenitoriali che vogliono adottare un bambino.
Perché a 19 anni ha sentito l’urgenza di parlare prima con i suoi di una cosa così delicata anziché fare prima le sue esperienze?
«Forse ero alla ricerca di una conferma. Dal mio punto di vista è stato importante dirlo perché, quando ho parlato di me e ho cominciato a esternare, io non avevo fatto nulla. Vedevo i miei compagni che avevano le fidanzate e ne volevo una anche io, senza contare che ho sempre avuto un brutto rapporto con me stesso, col mio corpo e con la mia immagine. Mi vedevo più brutto degli altri, più magro, un brutto anatroccolo. È per questo che è stato molto più importante dirlo che non farlo, perché non avrei mai avuto il coraggio di fare nulla: le mie esperienze sono venute dopo».
Era lei a sentirsi diverso o erano gli altri a farla sentire così?
«In adolescenza mi veniva fatto pesare il fatto che fossi magro. I parenti mi dicevano di mangiare e io lo facevo, solo che non mettevo su massa e mi sentivo sempre giudicato per questo. In quegli anni cercavo come tutti il contatto, ma mi vedevo brutto. Non sono mai stato bullizzato, ma mi sentivo isolato. I miei amici mi raccontano sempre che quando sono arrivato alle scuole superiori sembrava un personaggio uscito dal libro Cuore, con questi occhiali e questo fisico magro magro, una sorta di manga».
Ha mai sognato di essere genitore?
«È un discorso abbastanza difficile per me perché col mio compagno siamo insieme da quasi vent’anni: ci abbiamo pensato e ne abbiamo parlato, ma ci siamo sempre confrontati con dei limiti: se gli uomini smettessero di seguire le regole di un Paese sarebbe il caos, e nel nostro non è consentito purtroppo a una coppia gay di adottare bambini. Questo è lo status quo delle cose. Quindi, da persone civili, si si adatta e ci si confronta con le possibilità che si hanno a disposizione. Noi abbiamo deciso di unirci civilmente 5 anni fa, quando la legge ce lo ha permesso, ma per i figli il discorso è fermo. Questo ci ha limitati nell’avere questo pensiero? Probabilmente sì. Però le dirò anche che, se mi immaginassi etero in un multiverso, non so se avrei desiderato diventare padre in un mondo così complicato. Ho grande rispetto per chi è genitore oggi perché si confronta con una realtà difficile, una situazione geopolitica molto fragile».
L’intervista intera è disponibile sul sito di VanityFair.it
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