Victoria De Angelis, la 21enne bassista dei Måneskin, è stata intervistata da il Messaggero dopo il trionfo sul palco dell’ Eurovision Song Contest a Rotterdam.
A X Factor, nel 2017, quando il gruppo dopo le esibizioni per strada a via del Corso a Roma decise di fare il salto provando a conquistare il successo su larga scala, a emergere fu la personalità istrionica del cantante Damiano, bello e impossibile. Quella di Victoria, o Vic, come la chiamano i suoi compagni di band, madre danese e padre italiano, è venuta fuori con il tempo. E si è presa lo spazio che meritava.
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È lei la vera mente del gruppo, che fondò ai tempi del liceo scegliendo anche il nome, Måneskin, una parola che nella lingua della mamma significa chiaro di luna insieme al chitarrista Thomas Er Cobra Raggi, dando una seconda chance a Damiano dopo averlo cacciato via da una precedente band: era troppo pop, mentre Victoria voleva suonare musica metal, dura, spigolosa e tagliente.
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IL RACCONTO «Soffrivo di certe rigide distinzioni tra maschile e femminile: a sei anni avevo proprio il rifiuto per tutte le cose da bambina: facevo skate, tenevo i capelli corti, mi vestivo da maschio. Non indossavo gonne, non perché non mi piacessero, ma per reclamare la chance di essere me stessa. Il rock ha incarnato quello slancio di libertà», ricorda della sua infanzia.
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Gli anni del liceo non sono stati semplicissimi: «A 14 anni mi sono ritrovata a non voler più uscire di casa, ho perso un anno di scuola. C’ era qualcosa di rotto in me». L’ ha salvata la terapia. E la musica, naturalmente. A chi le domanda se ha avuto un flirt con Damiano, si limita a rispondere: «Chissà».
Però ha rivelato di aver avuto una storia con un collega famoso, senza però fare nomi, e anche con ragazze. Dice che per conquistarla non conta avere la tartaruga scolpita, soldi o milioni di follower, ma una bella cultura (e anche un bel sedere e un bel sorriso). E sul catcalling: «Mi capita che mi fischino per strada. Lo trovo fastidioso. È una molestia psicologica e verbale, non fisica: questo non la rende meno grave»
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