I vescovi italiani intervengono contro i testi di legge sull’omotransfobia, presentati alla Camera e che dovrebbero essere votati a luglio. In una non breve nota intitolata “I vescovi contro ogni discriminazione“, i presuli dicono senza mezzi termini che “non serve una nuova legge“.
Citano Francesco che disse: “Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”. Parole, spiegano, che vogliono mettere fuorigioco ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta, destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva.
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“Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità umana, che – in quanto tale – deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini“.
La risposta di Arcigay:
“Addolora ma non sorprende ritrovare la CEI sulle barricate di chi contrasta ogni ipotesi di legge per tutelare dall’odio e dalla violenza le persone lgbti, specie giovani e giovanissime”: Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, ribatte a muso duro alle posizioni della CEI sulle proposte di legge contro l’omotransfobia, in discussione alla Camera.
“Lo spauracchio della legge liberticida o del reato di opinione, del tutto infondato, impallidisce dinanzi alla quotidianità martellante dell’odio e della violenza di origine omotransfobica. L’Italia è l’unico Paese dell’Europa occidentale a non avere legislazioni a prevenzione e contrasto di questi fenomeni e questo è il motivo per cui siamo in coda in ogni classifica europea. Le forze politiche hanno il dovere di dare una risposta alle tantissime persone che hanno subito e subiscono violenze, approvando un testo di legge efficace e concreto, che cominci finalmente ad aggredire il fenomeno. E hanno il dovere di farlo tenendo la CEI fuori dalla porta, stigmatizzandone la scompostezza e il tentativo bieco di eterodirezione e ristabilendo i principi della nostra Carta costituzionale. Già in passato, le gerarchie ecclesiastiche si sono schierate clamorosamente dalla parte dei violenti, coprendo crimini agiti spesso proprio da chi vestiva l’abito talare. E la storia ci ha mostrato che i pastori che proteggono i violenti fanno estinguere il gregge. L’auspicio è che le parti più sane delle istituzioni cattoliche – conclude Piazzoni – quelle che combattono veramente la violenza, sappiano correggere questa deriva e smentire nei fatti le parole dei vescovi”.