L’Unar-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha chiesto al Comune di Verona di cancellare la mozione, risalente al 1995 e ancora in vigore, che impedisce all’amministrazione di “parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali”.
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Una mozione risalente al 27 aprile 1995 e tutt’ora in vigore “impegna l’Amministrazione Comunale di Verona a non deliberare provvedimenti che tendano a parificare i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna”. Un documento totalmente in contrasto con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali ma anche con la Legge 76 del 20 maggio 2016, la cosiddetta Legge Cirinnà, che ha introdotto nell’Ordinamento italiano l’istituto delle Unioni Civili stabilendo che “all’interno di leggi, regolamenti e atti amministrativi” ed ovunque ricorrano le parole “coniuge” oppure “coniugi”, le disposizioni relative “si applicano anche ai contraenti di unione civile, dunque anche alle unioni tra persone dello stesso sesso”.
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Per questo motivo l’Unar-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha scritto una lettera al Consiglio comunale di Verona per chiederne la rimozione. Nella missiva, inviata a seguito dell’apertura di un’istruttoria presso il Contact Center dell’Unar e firmata dal direttore Triantafillos Loukarelis, si sottolinea con forza che l’atto amministrativo non rispetta la normativa europea e italiana e se ne chiede la rimozione. “È inaccettabile – dice Loukarelis – che a quasi 30 anni di distanza il Consiglio comunale di Verona non abbia provveduto a rimuovere quella che è a tutti gli effetti una grave limitazione alla tutela delle unioni omosessuali”.
L’ordine del giorno che ne chiedeva la rimozione, come rimarcato da alcuni consiglieri comunali, è risalente a 3 anni fa. Ma non è mai stato approvato: i capi di maggioranza hanno sempre votato per rimandare la decisione sull’argomento. “Confidiamo in un positivo e rapido riscontro da parte dell’amministrazione comunale – conclude Loukarelis – perché sarebbe preoccupante se non si provvedesse a rimuovere un atto amministrativo che evidenzia chiari profili discriminatori rispetto alla normativa vigente”.
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