Alda Vanzan per www.ilgazzettino.it
Il Centro di Abano Terme per il cambio del sesso consentirà alla Regione Veneto non solo di diventare un punto di riferimento a livello nazionale (avremo una nuova eccellenza, aveva detto l’assessore Luca Coletto), ma anche di risparmiare un po’ di soldi. Perché gli interventi per i disturbi dell’identità di genere non sono capricci, bensì patologie. In soldoni, per usare un vecchio modo di dire, paga la mutua.
E se l’intervento non è possibile farlo in Veneto, vuoi perché non ci sono strutture adeguate o perché i tempi di attesa sono elevati, si può andare fuori regione. Nel caso, anche all’estero. E il conto, all’80% come stabilisce la legge, lo paga Palazzo Balbi. Di più: la Regione, attraverso l’Ulss, paga anche il viaggio sia al paziente che all’accompagnatore. Esattamente come ha stabilito ieri l’Ulss 2 di Treviso: un signore con disturbi dell’identità di genere andrà a farsi operare negli Stati Uniti, il conto sarà a carico della Regione e l’Ulss diretta da Francesco Benazzi ieri ha comunicato che pagherà anche i voli. Andata e ritorno. Al paziente e all’accompagnatore.
Corte costituzionale: si può cambiare sesso anche senza chirurgia
A darne notizia è Alessandra Gracis, avvocato di Treviso nata uomo ma diventata donna nel 2012, paladina della causa per i cambi di identità di genere, arrabbiatissima con il capogruppo della Lega in consiglio regionale Nicola Finco che giusto giovedì ha fatto approvare una mozione contro il Centro di Abano Terme deliberato dalla giunta di Luca Zaia. A sentire Finco sembra un capriccio per ricchi viziosi sbotta l’avvocato Gracis «In realtà ci sono famiglie in ginocchio, quelli che si rivolgono a me sono tutti poveri».