Antonello Venditti si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera, nella quale tocca anche temi privati, come la fine del matrimonio con Simona Izzo, durato dal 1975 al 1978: «Al tempo della mia separazione, Lucio Dalla mi salvò la vita. È a lui l’amico di ‘Ci vorrebbe un amico’».
«È lui l’amico di Ci vorrebbe un amico (anche quel brano incluso in Cuore, ndr), capì che in quel periodo dovevo allontanarmi da Roma», rivela Venditti. «Così vissi per due anni al castello di Carimate, in Brianza, dove venivano i più grandi artisti italiani ad incidere i loro dischi: Pino Daniele, i Pooh, Fabrizio De André, con cui passavo le notti a parlare. Loro però il venerdì partivano e io restavo solo, sull’orlo del baratro. Entravo in un posto e dovevo uscire. Tutto mi faceva paura. Avevo paura di me stesso, di non essere amato».
«E anche di salire sul palco», afferma il cantate, 75 anni appena compiuti. «Più volte pensai di farla finita. Magari schiantandomi in macchina, poi temevo di far del male agli altri. Dopo due anni Lucio capì che per me era il momento di tornare a Roma, la città dove c’erano Simona e mio figlio, Francesco Saverio. Un’angoscia tremenda. Mi trovò casa, a Trastevere, e mi convinse a riprendere i concerti. Se sono riuscito a fare il padre? Sì, anche da lontano, telepaticamente. Con lui ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda».
Una battuta anche sulla situazione politica italiana. «C’è un clima che non mi piace, speravo che la destra si accontentasse di una vittoria elettorale. Infine siamo tornati ad una situazione pre-Berlusconi, al te tempo del Movimento Sociale. Mi colpisce la frequenza con cui ripentono la parola «nazione». Che nella nostra Costituzione non esiste, esiste lo Stato», conclude Venditti. «Giorgia Meloni? È una persona che fa. Si sveglia la mattina e tenta di riparare i danni e gli abusi dovuti all’impreparazione di tanti che la circondano».