Una veglia di preghiera per combattere omofobia, transfobia e intolleranza. È l’iniziativa di una parrocchia bolognese del quartiere Navile. A promuovere l’incontro è stato un gruppo di fedeli omosessuali.
Papa Francesco: la Chiesa accompagna gli omosessuali, ma il gender è tra i peggiori mali di oggi!
L’obiettivo della veglia è dire basta ad ogni forma di discriminazione. “I gay sono ancora troppo emarginati, sul posto di lavoro, in famiglia, per questo ben vengano appuntamenti che hanno lo scopo di far cessare la paura verso queste persone”, ha spiegato don Maurizio Mattarelli, da sette anni parroco della chiesa di San Bartolomeo della Beverara, ad Alessandra Benignetti de Il giornale.it.
“Il 17 maggio – racconta – è stata la giornata internazionale contro l’omofobia, per questo abbiamo pensato di celebrarla con questa iniziativa”. Per don Maurizio non c’è alcun problema ad unire la croce e la bandiera arcobaleno, simbolo delle lotte LGBT.
“È un segno biblico, che appartiene alla tradizione giudaico cristiana, è un simbolo di pace, non vedo perché non dovremmo usarlo?”, puntualizza. Ma c’è chi giudica inopportuno l’accostamento tra il crocifisso e l’emblema del gay pride.
“Sono contentissimo che nelle diocesi si organizzino momenti di preghiera e comunione per riaffermare un contenuto molto importante e chiaro del Catechismo della Chiesa Cattolica, che, cioè, le persone con tendenze omosessuali sono pienamente parte delle nostre comunità – scrive su Facebook Filippo Savarese, attivista e membro del comitato organizzatore del Family Day – quello che contesto in modo netto e radicale è l’organizzazione di questi eventi con l’uso di simbologia arcobaleno e terminologia ideologica che non rappresenta realmente questi nostri fratelli ma costituisce invece l’armamentario politico di una fazione che combatte la Chiesa e promuove un’agenda culturale e sociale orgogliosamente e dichiaratamente volta a distruggere la famiglia, mercificare i bambini e punire il libero pensiero sulla morale sessuale e i suoi derivati”. Sotto il post.
Mi hanno girato questa locandina di una veglia di preghiera contro “l’omofobia e la transfobia” organizzata nell’Arcidiocesi di Bologna, con una Croce stagliata su sfondo arcobaleno.
Da cattolico sono contentissimo che nelle Diocesi si organizzino momenti di preghiera e comunione per riaffermare un contenuto molto importante e chiaro del Catechismo della Chiesa Cattolica, che, cioè, le persone con tendenze omosessuali sono pienamente parte delle nostre comunità, partecipano come tutti noi della “chiamata a realizzare la volontà di Dio nella loro vita” e perciò “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza” e “a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (CCC 2358). Benissimo! Io stesso parteciperei con entusiasmo se fosse organizzato nella mia Parrocchia e, anzi, dico che eventi del genere, per approfondire e ribadire quei contenuti del Catechismo, andrebbero moltiplicati e, questi sì, insegnati nelle scuole per creare una cultura di rispetto e civiltà.
Quello che contesto in modo netto e radicale è l’organizzazione di questi eventi con l’uso di simbologia “arcobaleno” e terminologia ideologica che NON rappresenta realmente questi nostri fratelli ma costituisce invece l’armamentario POLITICO di una fazione che combatte la Chiesa e promuove un’agenda culturale e sociale orgogliosamente e dichiaratamente volta a distruggere la famiglia, mercificare i bambini, espropriare i genitori della loro libertà educativa e punire il libero pensiero sulla sessuale morale e sui temi conseguenti.
La Chiesa Cattolica ha il suo Catechismo, non ha alcun bisogno di parlare di “omofobia” o “transfobia”, termini ormai comunemente usati per attaccare anche chi è contro l’utero in affitto o la somministrazione di triptorelina ai minori per bloccargli lo sviluppo puberale e fargli decidere, quando sarà troppo tardi per tornare indietro, a quale sesso vogliono appartenere. La Chiesa ha tutte le carte in regola per difendere strenuamente la dignità di qualsiasi persona, specialmente le più attaccate ed emarginate, SENZA dover usare gli elementi ideologici della cultura contemporanea che – peraltro – vengono usati per delegittimare e silenziare la Chiesa stessa.
È proprio qui che sta la forza della Chiesa: fare davvero ciò che altri fanno a chiacchiere e per interessi ben diversi dall’autentica promozione della dignità umana. Liberare le persone da etichette e simboli politici e commerciali che, in fin dei conti, le degradano. Spero che su questo le Diocesi facciano un serio discernimento, per capire cosa permettere e cosa no. Per amor proprio e per amore all’altro.