La statua dell’attivista afroamericana transessuale Marsha P. Johnson prenderà il posto del monumento a Cristoforo Colombo vicino al municipio di Elizabeth, in New Jersey, città natale di Johnson.
Questo grazie ad una petizione online firmata da 166mila persone che ha reso possibile la sostituzione. Si tratta del primo monumento Usa in onore di una persona transgender: lo annunciano fieramente i funzionari della contea di Union, dove Elizabeth è la città più grande con circa 125mila abitanti.
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Una decisione che arriva subito dopo quella presa dal governatore di New York Andrew Cuomo che il 24 agosto – il giorno in cui sarebbe caduto il 75esimo compleanno di Johnson – le ha dedicato un parco a Brooklyn, il Marsha P. Johnson State Park: «Sono fiero di fare questo annuncio. New York è in debito con lei».
LA STORIA DI JOHNSON:
Johnson è conosciuta per essere uno dei simboli della rivolta di Stonewall del 1969. I moti originarono da una vicenda avvenuta nella notte tra il 27 e il 28 giugno di quell’anno, quando otto poliziotti di New York fecero irruzione in un locale gay, lo Stonewall Inn, a Christopher Street, nel Greenwich Village. In quell’occasione gli avventori decisero di opporsi ai controlli delle forze dell’ordine e scesero in strada manifestando per una settimana, in quello che viene considerato il punto di origine dell’attivismo Lgbt mondiale. Alle proteste si unirono 2000 persone contro oltre 400 poliziotti in assetto anti-sommossa. L’altro personaggio chiave della rivolta fu un altro transessuale, Sylvia Rivera, che iniziò la protesta lanciando un bicchiere contro uno dei poliziotti.
Dopo Stonewall Rivera e Johnson fondarono un loro collettivo, gli Street transvestite action revolutionaries (Star), allo scopo di fornire una casa a giovani queer e prostitute nella parte bassa di Manhattan. «Dovremmo commemorare Marsha P. Johnson per le cose incredibili che ha fatto nella sua vita e per l’ispirazione che è stata ed è per i membri della comunità Lgbtq+ in tutto il mondo, in particolare le donne trans nere», queste le parole che accompagnavano la petizione lanciata quest’estate mentre in tutti gli Usa esplodevano le devastazioni e l’iconoclastia del Black lives matter.