Disabili, adolescenti e omosessuali. Queste sono le tre categorie più colpite dalle “vendetta del porno”. Ossia, la pratica di diffondere sul web, senza autorizzazione, a scopo di ritorsione, immagini intime dell’ex partner.
Secondo i ricercatori australiani della Monash University, infatti, il 56% delle persone con un handicap, il 36% di quelle lgbt e il 33% dei teenager tra 16-19 anni subisce questa forma di violenza 2.0. Percentuali decisamente superiori a quelle che si registrano tra il resto della popolazione che dimostrano come chi scatta e/o condivide a fini intimidatori sui social network fotografie nude o seminude di ex amanti ci prova più gusto con quelli maggiormente deboli e marginalizzati, che hanno difficoltà a difendersi.