La legge sulle unioni civili è stata una conquista straordinaria. Anche se fino ad oggi ne avesse usufruito soltanto una coppia omosessuale e non 2800 come invece è accaduto. Lo diciamo subito per essere chiari rispetto a chi ha letto i nostri articoli di oggi come l’analisi di una svolta del tutto deludente.
I diritti sono diritti, eravamo gli ultimi in Europa a non avere alcuna forma di “unione legale” per persone dello stesso sesso, un ritardo scandaloso. Per questo noi, a Repubblica, abbiamo creduto fortemente nella “legge Cirinnà” e l’abbiamo sostenuta giorno dopo giorno, nel suo difficilissimo cammino parlamentare e culturale. E per questo oggi abbiamo deciso di pubblicare i dati di questi primi mesi di unioni civili, per capire appunto che cosa è successo, per tastare il polso a una legge che proprio per la sua importanza magari può essere perfezionata, arricchita.
Sono tante o poche 2800 unioni civili? Potevano essere di più? Forse. Forse no. Comunque sono il dato, straordinario, di un paese che cambia. Certo, se non fosse stata stralciata dal testo la stepchild adoption, le unioni civili delle coppie omosessuali con figli sarebbero state certamente di più. E che cosa osta ancora alla piena applicazione di questa legge?
E il mondo gay si sente davvero rappresentato da queste unioni, o c’è invece una buona parte che non la sottoscriverà perché non è un matrimonio egualitario? I dati servono a questo. A capire il senso e la portata di una conquista sociale come le unioni civili.
Di Maria Novella De Luca per Repubblica.it