Dopo il caso di Padova e Mira, un altro sindaco ‘ribelle’ decide di registrare i figli di una coppia omogenitoriale.
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O meglio, si dice favorevole a bypassare i cavilli giuridici nascosti nella circolare sulla sentenza della Corte di Cassazione, inviata lo scorso 19 gennaio dal governo alle prefetture d’Italia e da qui ai Comuni. Si tratta di Mario Conte, sindaco leghista di Treviso dal 2018 che ha annunciato, in aperto dissendo con la linea del leader del suo partito e del governo Meloni, di voler registrate i figli delle coppie omogenitoriali. Dopo Luca Zaia, presidente della Regione Veneto che ha dato il via libera all’apertura di un Centro regionale a Padova per il cambio di sesso, anche Conte ha preso una posizione opposta a quella dettata dall’alto.
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Dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini, pronunciate proprio a Treviso qualche giorno fa – “Aprire l’anticamera a pratiche abominevoli come l’utero in affitto è fuori dal mondo”, Conte ha spiegato: “Bisogna prendere per mano la questione di regolamentare il tema in modo da togliere dall’imbarazzo della scelta burocratica i Comuni e in modo da dare risposte a queste famiglie che chiedono semplicemente di vedere registrati i propri figli”, ha precisato, “Non c’è nulla di scandaloso: è giusto creare l’iter corretto e parificare la condizione a tutte le altre famiglie, senza che ci sia alcun tipo di discriminazione”.
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Per Conte si tratta di una vera e propria “necessità”. Il sindaco ha anche aggirato la problematica legata ai documenti dei minori, che a causa proprio del decreto Salvini del 2019 obbligano la dicitura “padre” e “madre”. Il Comune di Treviso, molto semplicemente, ha deciso di rilasciare solo carte d’identità elettroniche.