Si chiama transracialism ed è la nuova frontiera dell’identità fluida.
Sei nato e vivi in Svezia, ma ti senti africano e vuoi che gli altri ti riconoscano come tale? Nessun problema: la tua è una «disforia di etnia». Non sei uno squinternato, sei un transracial, la versione geografica del transgender, e la società si dovrà adoperare per riconoscerti il diritto di essere legalmente ciò che ti senti.
Rachel Dolezal è una signora di Spokane, nello stato di Washington, e da anni sostiene di sentirsi una donna di colore anche se è nata con la pelle bianca.
È stata la prima attivista del movimento che permette di decidere a quale etnia si appartiene, indipendentemente dalla propria identità biologica.
Come scrive La Verità, la storia di Dolezal non è l’unica. Negli Stati Uniti c’è anche la vicenda di Ja Du: un uomo transessuale nativo di Tampa, in Florida, che dice di sentirsi filippino. Per questo ha cambiato il nome di battesimo con questa versione decisamente più asiatica. Inoltre nella sua città Ja Du si sposta in tuk-tuk, il taxi a tre ruote in uso dalle parti di Manila. «Ogni volta che ho intorno musica e cibo filippini mi sento come se fossi nella mia pelle», ha dichiarato.
Il movimento transrazziale si appiglia ai casi, anche se diversi, dei cambi di genere. “Se l’identità sessuale percepita vale più di quella reale – sostengono gli attivisti del movimento – lo stesso discorso deve essere valido anche per l’etnia”.