Adriana ha 34 anni. È brasiliana, ma vive in Italia da quando aveva 17 anni e mezzo. Adriana è trans: “Nel mio Paese quelle come me le ammazzano”. Dal 21 febbraio è rinchiusa nel reparto maschile del Cie di Brindisi: un incubo lungo quasi un mese per lei, costretta notte e giorno a stare in un posto in cui non si sente al sicuro. “Alcuni sono gentili, altri sono molto ostili – racconta Adriana – ho già perso otto chili”.
La sua situazione è stata denunciata dal Mit (movimento identità transessuale). “Adriana – spiega Cathy La Torre, legale del Mit e componente della segreteria di Sinistra italiana – è al Cie di Brindisi dal 21 febbraio e si trova in mezzo a centinaia di uomini, correndo ogni istante evidenti rischi di violenze. Proviene da una zona pericolosa del Brasile, dove ogni anno vengono uccisi 200 trans. Vogliamo che della questione si interessi il ministro della Giustizia e il Dap, perché Adriana passa 23 ore al giorno in cella per proteggersi. Al Cie di Brindisi non esiste un reparto femminile. E non le viene somministrata nemmeno la terapia ormonale. Per risolvere questa situazione basterebbe una circolare ministeriale”.