Sono storie molto diverse tra loro, quelle degli atleti e delle atlete quer che, in numero mai così grosso, competeranno alle Olimpiadi di Tokyo.
Mai nella storia i Giochi Olimpici hanno ospitato così tanti sportivi appartenenti alla comunità LGBTQI+ e questo, a scanso di teorie insensate sul gender, significa soprattutto che è diventato un po’ più semplice fare coming out.
Tom Daley dopo l’oro: «Orgoglioso di essere gay. Questa medaglia dimostra che tutto è possibile»
Non semplice, perché quello della competizione sportiva, come vedremo, rimane un mondo che sta imparando pian piano e non sempre, ad accettare le diversità di genere e di orientamento, e che fatica ancora molto ad includere atlet* che hanno compiuto la transizione, ma di passi avanti, e lo dimostrano i 121 agonisti queer, se ne sono fatti. Che a Tokyo si respirasse un’aria di rinnovamento era, tuttavia, palpabile, e si era capito dalla concessione, nonostante le strette norme anti pandemiche, alle mamme atlete di allattare i propri figli, che pare una costa scontata, ma se si tratta di diritti delle donne nulla lo è mai davvero. Ma poi è arrivata anche la storia dell’americanaLinsday Flach, prima atleta ad aver gareggiato alle qualificazioni per le Olimpiadi di Tokyo 2021, incinta di 18 settimanea confermare che qualcosa era cambiato.
“Sei un froc*o, sei un froc*o”, Fognini sbaglia e passa ogni limite alle Olimpiadi poi chiede scusa: “Colpa del caldo”
Ed ancora, la sollevatrice di pesi neozelandese Laurel Hubbard è diventata la prima donna transgender ad essere stata ammessa alle Olimpiadi.
Visualizza questo post su Instagram
Tanti segnali, tanta volontà di essere inclusivi, pure con qualcuno a cui tocca, purtroppo, rimanere fuori, come nel caso di CeCe Telfer, runner transgender statunitense di origini giamaicane a cui è stato negato l’accesso alle selezioni per la squadra olimpica americana a causa del suo livello di testosterone, giudicato troppo elevato dall’Usa Track e Field, l’associazione di atletica leggera statunitense. Rimane, nonostante l’amarezza per l’esclusione di Telfer (che è anche un’attivista per i diritti trans) rimane un numero, quel 121, che non solo è più del doppio del numero di atleti olimpionici che hanno partecipato ai giochi di Rio 2016,ma che è anche superiore al numero di atleti pubblicamente eliminati in tutti i precedenti giochi olimpici estivi messiinsieme, secondo i calcoli del sito di notizie LGBTQ+ ‘Outsports’.
La judoka italiana, Alice Bellandi, fa coming out alle Olimpiadi: “Sono fidanzata con Chiara”
Poi c’è la nostra Rachele Bruni, atleta della squadra olimpionica italiana ad essersi dichiarata gay. L’azzurra dopo aver vinto l’argento nella 10 km di nuoto a Rio 2016, aveva dedicato la vittoria alla sua compagna Diletta; “Dedico questa vittoria – disse durante la festa a Casa Italia – alla mia famiglia, all’esercito, al mio allenatore e a Diletta, che mi hanno seguito e sostenuto”. Il suo coming out venne definito “coraggioso” dalla stampa, ma sia lei che i suoi genitori non si mostrarono troppo d’accordo: “non mi sono mai preoccupata dei pregiudizi – dichiarò a Che Tempo Che Fa – Io vivo la mia vita con naturalezza, vivo per me stessa, per la mia passione per il nuoto e per le persone che mi vogliono bene”. “È stata coraggiosa a dare un segnale al mondo dello sport? – si domandò mamma Simona – Per noi è del tutto normale, la colpa semmai è dell’ipocrisia delle persone”.
Visualizza questo post su Instagram