Takagi & Ketra hanno fatto la storia dei producer della musica italiana. Insieme sono arrivati a quota 10 singoli pubblicati, tutti enormi successi.
L’ultimo in ordine di tempo si chiama Everyday e per realizzarlo hanno chiamato a se tre degli artisti più in voga della scena rap: Shiva, Anna e Geolier. Ma come è nato questo brano? Sicuramente non ci ha messo poco a venir fuori, anzi: “È stato un parto. È nato in Salento in una villa che avevamo preso in affitto. In quel periodo venivano a trovarci diversi autori, il primo scriverci è stato Shiva. Abbiamo poi coinvolto Geolier con cui avevano avuto il piacere di collaborare in Chiagne. Grazie a Dj Slait siamo riusciti a inserire anche Anna, che ha dato il giusto tono al brano, rendendolo sia maschile che femminile. Ha avuto un anno di lavorazione”. Tre stili diversi, seppur tutti appartenenti al mondo rap. Ma a detta di Takagi è proprio questa la forza del brano: essere riusciti ad avere armonia e a conservare il proprio stile.
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Dopo 10 pezzi insieme, non sarà tempo di fare un album? “Quando abbiamo iniziato si trattava un po’ di una scommessa, non era così comune pubblicare i brani come producer. Questo rischiava di compromettere la carriera da producer, invece abbiamo avuto dei riscontri positivi fin da subito con L’Esercito dei Selfie, le proposte di un album non sono mancate, ma abbiamo sempre rifiutato preferendo lavorare singolo per singolo. Ne abbiamo fatti 10 e sono 10 hit, è bello essere innovatori in questo”.
Tantissime le collaborazioni, ma per chiudere il cerchio ne manca ancora una: il sogno che si realizza. Stiamo parlando di Vasco Rossi. “Lo diciamo sempre, speriamo legga l’intervista. Se dobbiamo sognare sogniamo in grande. È sempre stato Vasco, dopo il documentario tutto questo è aumentato ancor di più, ho conosciuto suoi aspetti che prima non sapevo, come il suo approccio internazionale”.
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E a proposito di futuro, che futuro c’è per il suono dell’hip-hop? Secondo Ketra: “È un genere musicale che si è sempre cibato di tutto quello che c’era intorno di buono, da sempre. Questo sarà una costante. Dopo 50 anni è un genere che ha ancora tantissimo da dire, è un genere ibrido”. Per Takagi: “Nessuno può dirti come sarà domani. Secondo me questa è la cosa che lo rende interessante, negli ultimi 50 anni hanno detto più volte che era finito. Io ho già vissuto questa cosa. Il rap è morto, il rap ha stufato. Non è vero. Anche in termini di comunicazione tutto è diventato rap, la pubblicità è diventata rap, è diventato un modo di comunicare schietto”.