Un libro per raccontare il periodo più buio della sua vita. In Una vita apparente-mente perfetta (scritto con Francesca Parravicini), Michelle Hunziker vuota il sacco su quei cinque anni (dai 23 ai 28 anni) in cui è stata un’adepta di una setta. Finora ne aveva parlato solo con l’attuale marito, Tomaso Trussardi. Non l’aveva detto neppure a sua madre.
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Colpa di Clelia, la donna-guru alla quale si era affidata dopo un periodo di crisi. “Ti catturava per la bellezza e la purezza, emanata da abiti candidi e raffinati – racconta la Hunziker al Corriere della Sera – Era un fiore pericolosissimo“. Per conquistare il mondo, le diceva, bisognava mantenersi puri: igiene personale, alimentazione, astinenza sessuale e allontanando chi aveva dentro di sé la Finzione, l’energia negativa per eccellenza. “Secondo lei ne ero circondata. Una sera d’autunno avevo programmato di andare a teatro con una decina di amici: lei mi telefonò per dirmi di annullare. Sarebbe stato negativo per la mia energia. E io annullai”.
Poi arrivò il successo, quello vero. Per Clelia era solo merito della setta. “Ovviamente il merito non era il mio ma delle energie che si erano sbloccate. Non avevo vere capacità: ero la pedina di un disegno superiore per diffondere il bene”. A Natale da sola. “Chiamavo festosa Aurora fingendo di avere gente a cena, per poi passare da sola il resto della sera in silenzio, davanti all’albero”.
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Michelle Hunziker esce dalla setta nel 2006. “Ho chiamato subito mia madre e i miei amici, chiedendogli solo una cosa: non fatemi il processo. Ero la gallina dalle uova d’oro, ma sono stata derubata soprattutto della dignità. I ragazzi dell’età di Aurora si fanno domande, cercano i valori. Vorrei solo dire di credere negli affetti veri e non nei “maestri”. Se è capitato a me non deve per forza capitare a tutti”.