La polizia di Chicago, dopo settimane di indagini, ha deciso di denunciare e di arrestare l’attore Jussie Smollett per aver finto di essere stato aggredito: decisiva la testimonianza di due fratelli di origine nigeriana che lo conoscevano da tempo.
Jussie Smollett, attore della serie tv “Empire”, è passato da vittima a mitomane nel giro di poche settimane.
Prima i fatti, o quel che sembrano tali. Smollett è stato aggredito da due uomini mascherati lo scorso 29 gennaio a Chicago. I due uomini pare lo abbiano riconosciuto per strada (“Non sei quel frocio nero di Empire?”), inseguito, gli avrebbero messo un cappio intorno al collo, lo avrebbero cosparso di candeggina, fratturato una costola e sarebbero scappati dopo avergli detto: “Questa è la nazione del Make America Great Again”. Ma forse non è andata così. Quel che conta è che molti ci hanno creduto prima ancora che iniziassero le indagini. Un segno dei tempi.
L’aggressione è diventata un caso politico. Da una parte Smollett, un nero dichiaratamente omosessuale, dall’altra due presunti suprematisti bianchi pieni d’odio. I media si dividono, le opinioni si polarizzano.
Poi, all’improvviso, la vicenda di Smollett si è rovesciata. TMZ pubblica le foto dei due sospettati, due fratelli nigeriani, conoscenti dell’attore (uno è stato per un periodo il suo personal trainer e l’altro ha lavorato sul set di “Empire”). I due sostengono d’essere stati pagati per prendere parte a una messinscena, riporta la Cnn. La polizia li rilascia e Anthony Guglielmi, capo della comunicazione del dipartimento di polizia di Chicago, dice che le indagini cambiano e che la polizia deve tornare a parlare con Smollett. Lui rifiuta un ulteriore incontro, e non si sa molto altro, tranne il consueto viavai di anonime poi smentite, gossip, false notizie. Alla fine esce fuori che Smollett ha orchestrato tutto. Da vittima è diventato un imbarazzante mitomane. A chi credere?