E pensare che quello slogan lo aveva studiato da tempo apposta per Verona Sposi.
Una trovata di marketing con l’obiettivo di distinguersi e colpire nel segno i potenziali clienti: le coppie – di qualsiasi genere – alla ricerca di un aiuto per organizzare il giorno del “sì”. Chi organizza matrimoni, di questi tempi, deve saper andare incontro alle richieste di tutti i clienti, senza distinzioni, siano nozze tradizionali o unioni civili.
„«Ci hanno detto che quell’immagine e lo slogan avevano creato disturbo all’amministrazione, – hanno dichiarato gli organizzatori intervistati da Elisa Pasetto su L’Arena – che ci ha concesso l’immobile, chiedendo che venissero subito rimossi».“
E mai avrebbe pensato Silvia Cassini, impiegata con l’hobby del wedding planning, che il suo hashtag #sposachivuoi sarebbe stato cassato proprio a Verona, città dell’amore, di Giulietta e Romeo, per di più alla vigilia di San Valentino.
Con l’invito, neanche tanto velato, da parte del Comune, dopo i comunicati di protesta del Popolo della famiglia, a far sparire lo slogan dall’allestimento dello stand pronto per il via della manifestazione dedicata ai promessi sposi, inaugurata l’altro giorno all’ex Arsenale.
Una simile sequela si era già vista a Verona non molto tempo fa, all’epoca del Tocatì, quando l’evento Biblioteca Vivente che si sarebbe dovuto tenere come di consueto in Biblioteca Civica venne giudicato inadeguato dal PdF e in seguito bandito dal Comune. Stesso schema e storia che si ripete, con questa volta l’assessore al Patrimonio e Demanio Edi Maria Neri (Verona Pulita ndr) che ha chiarito nuovamente il concetto con alcune cristalline dichiarazioni rilasciate al quotidiano L’Arena:
«È una questione di coerenza con il pensiero di questa amministrazione. – ha spiegato l’Ass. Neri – Questo slogan non è passato perché il riferimento era il contrario della famiglia tradizionale: il target, l’ideologia a cui si rifà questa amministrazione»