Di Stefano Di Capua
Sophia Loren torna sul grande schermo con un nuovo ed emozionante film diretto dal figlio-regista Edoardo Ponti.
“La vita davanti a sé”, questo il titolo della pellicola tratta dall’omonimo romanzo di Romain Gary, che è on-line su Netflix. Un’opera commovente che racconta la storia di Madame Rosa, un’ebrea sopravvissuta all’Olocausto, ex prostituta, e della sua amicizia con il piccolo Momò, un bambino senegalese scontroso e irascibile, magistralmente interpretato dal bravissimo Ibrahima Gueye, alla sua prima esperienza cinematografica.
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Un rapporto inizialmente conflittuale, quello dei due protagonisti, che si trasformerà alla fine in un legame forte, tenero e solidale. Un inno alla fratellanza, all’amore, alla solidarietà oltre ogni barriera sociale. “Questo film vuole trasmettere un messaggio di tolleranza, di perdono, di immenso amore perché tutti noi abbiamo il diritto di essere visti, di essere ascoltati, di essere amati, di realizzare i nostri sogni. Altrimenti sarebbe impossibile vivere”, queste le intense parole con cui Sophia Loren ha aperto la conferenza stampa di presentazione del lungometraggio che, a causa dell’emergenza sanitaria per il Coronavirus, si è svolta da remoto.
L’attrice si è collegata in videochiamata da Ginevra, in Svizzera, insieme al figlio Edoardo. Volto segnato dall’inesorabile trascorrere del tempo ma sempre straordinariamente affascinante, la star del cinema internazionale si è mostrata in dolcevita rosso, elegante e raffinato, avvolta nell’abbraccio sincero del figlio, accarezzandone la mano, senza mai lasciarla per tutta la durata del meeting. Dopo anni di assenza, infatti, la diva napoletana è tornata proprio per amore di Edoardo, rapita da un ruolo che ha atteso per tutta la vita.
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“Volevo fare questo film ad ogni costo e quando abbiamo cominciato a girare, sono stata davvero felice”, ha raccontato la Loren, con delicata commozione. “Felice per me che avrei finalmente avuto un personaggio meraviglioso e per mio figlio che avrebbe fatto un film bellissimo. Sono rimasta lontana dai set per tanti anni ma devo ammettere che non me ne sono neanche accorta”, ha continuato l’interprete partenopea. “Avevo bisogno di far riposare il mio cervello, avevo bisogno di silenzio e di stare con i miei figli, di vederli crescere perché prima di questa mia lunga assenza non li ho visti tanto. Quindi, con loro ho deciso di trascorrere una vita di famiglia come se fossi una signora che ha lavorato a lungo e che ha deciso di fermarsi un po’”, ha proseguito Sophia.
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“Poi è arrivato mio figlio con la sua vicenda di Madame Rosa che io già conoscevo abbastanza bene e che mi ha intenerito moltissimo, riportandomi con la mente indietro nel tempo, a quando ho iniziato a fare cinema. Ho voluto riprendere perché non si trattava di una storia qualunque ma di una storia per me importante”. Un vissuto faticoso quello dell’ex prostituta ebrea protagonista del lungometraggio che ha probabilmente rievocato nella Loren il ricordo della sua infanzia difficile. “Certe cose, quando accadono nella vita di una persona, non si dimenticano più, restano presenti, rimangono dentro”, ha spiegato l’artista campana. “Io, durante la guerra, ero piccolina, avevo quattro anni. Si parlava del conflitto, delle incursioni, delle bombe. Ho vissuto tutto ma quando si vivono certe esperienze in tenera età non si riesce a capire realmente cosa significhi la morte e cosa rappresenti la vita. Solo crescendo, si comincia a comprendere ciò che si è vissuto”.
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E le difficoltà del passato hanno reso più forte il personaggio cardine del film, Madame Rosa, che per la sua forza d’animo e per la sua caparbietà ha ricordato alla Loren l’immagine della sua cara madre. Una frase, in particolare, pronunciata dalla protagonista, le avrebbe restituito il ricordo di mamma Romilda Villani: “E’ proprio quando non ci credi più che succedono le cose più belle”. “Mia madre era molto legata a questa citazione poiché nella sua vita ha vissuto delle esperienze poco belle con mio padre”, ha riferito l’attrice napoletana. “Questa frase mi è rimasta molto impressa; mia madre la ripeteva sempre nei momenti in cui era giù di morale, quando vedeva tutto nero. Lei era una donna che parlava tanto, che si faceva sentire”, ha continuato Sophia. “Era un’artista, suonava benissimo il pianoforte e, quando sono sbarcati gli americani, siamo riusciti a sopravvivere proprio grazie alla sua arte che ci ha permesso di racimolare i soldi necessari per poter mangiare. Mia mamma è stata un personaggio fondamentale per la mia famiglia, per le sue cose belle che poteva fare con la bellezza e con il talento”.
Un talento, quello della Loren, sbocciato a Napoli, città a cui è particolarmente legata, pur vivendo ormai, da anni, all’estero. “Quando si nasce a Napoli non lo si dimentica più. Io sono fiera di essere napoletana, delle parole napoletane, dei modi di vivere e di tante altre cose”, ha detto orgogliosa l’artista partenopea. “Io sono napoletana al mille per cento e questo non lo dimenticherò mai. Se devo cantare una canzone napoletana lo faccio perché Napoli è nel mio cuore ed è stata in fondo anche la mia fortuna”.
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Proprio nel capoluogo campano, infatti, l’attrice originaria di Pozzuoli, ha incontrato il suo mentore Vittorio de Sica. “Cominciando a fare cinema, è stato cruciale il mio incontro con Vittorio de Sica. E’ stato fondamentale per me conoscere un napoletano di vicino Napoli”, ha simpaticamente ironizzato la Loren. “Una scuola d’arte meravigliosa quella, un momento felice della mia vita. E’ stata una fortuna averlo conosciuto”.
La pellicola diretta dal figlio Edoardo Ponti è stata realizzata nella città di Bari che per caratteristiche ha ricordato alla Loren proprio la sua amata Napoli. “Mi sono trovata benissimo a Bari. I silenzi, il clima, il mare, la spiaggia mi hanno ricordato la mia terra d’origine, è stato tutto meraviglioso”, ha sottolineato l’attrice. E alla domanda se avesse in mente un personaggio che le sarebbe piaciuto interpretare ma che non ha mai potuto rappresentare, ha risposto: “Tanti anni fa, ho avuto un approccio col grande regista Luchino Visconti che mi propose di fare la monaca di Monza. Non l’ho più fatta, per ragioni che neanche ricordo ma si trattava di un ruolo che amavo moltissimo e che avrei davvero voluto portare in scena”. Composta e altera, allo stesso tempo dolce e gentile, per tutta la durata del suo intervento, Sophia ha poi lasciato la parola al caro figlio Edoardo.
“E’ la terza volta che lavoro con mia madre e spero che sia la terza di tante altre volte perché è stata un’esperienza indimenticabile. Grazie mammina”, ha dichiarato il regista, voltandosi amorevolmente verso la madre. “Com’è lavorare con lei? In verità, niente di ciò che posso dire a riguardo mi soddisfa pienamente poiché non esistono parole adatte a descrivere il nostro legame, la fiducia reciproca che nutriamo l’uno nei confronti dell’altra, la forza che ci diamo a vicenda. Il nostro è un rapporto speciale e mi commuovo sempre e piango quando ne parlo”, ha sottolineato, emozionato, il figlio d’arte. Il Ponti ha poi elogiato sua madre per l’eccezionale professionalità con cui affronta ogni lavoro cinematografico.
“Mia mamma approccia ad ogni film come se fosse il suo primo film, con quell’ansia ma anche con quella spontaneità per cui nulla appare mai scontato. Per lei, ogni giorno è sempre il primo giorno e si dedica al proprio mestiere quasi si trattasse dell’opera della sua vita. E’ questo che la rende la persona eccezionale e l’artista straordinaria qual è”. Un amore incondizionato quello di Edoardo per Sophia che lo ha spinto a girare una delle scene del lungometraggio su di una terrazza, sotto la pioggia, in omaggio ad un film storico di sua madre. “Ho ambientato una sequenza sulla loggia sulla scorta del mio film preferito di mia mamma ‘Una giornata particolare’”, ha rivelato il regista, dinanzi ad una Sophia Loren quasi incredula.
“Non l’ho mai detto prima, è uno scoop, ma ho realizzato quella scena, con quei panni, un po’ per ripercorrere l’itinerario artistico di mia madre”. Quanto al coinvolgimento di Laura Pausini per la canzone finale del film, il Ponti ha, poi, precisato: “Quando Diane Warren ci ha proposto la sua canzone, volevamo trovare una cantante con radici italiane ma, allo stesso tempo, con una voce internazionale e non c’è dubbio che Laura non solo abbia una bellissima voce ma ha anche il temperamento e il cuore giusto”.
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