Anche Rocco Siffredi deve fare i conti con il ticchettio dell’orologio.
Nonostante il successo e la fama, per lui è giunta la fine della sua carriera davanti alla camera, come racconta nell’intervista concessa a Il Messaggero. «Non ho più il ‹fisic du rôle›, mi vedo vecchio. A 60 anni ho deciso di smettere di recitare perché è iniziata una crisi mia, vedevo queste ragazzine di 18-20 anni che volevano lavorare con me ma mi sono sentito inadeguato», spiega Rocco reduce dal successo con la serie Netflix «Supersex», basata sulla sua vita e carriera nel mondo del porno.
Alessandro Borghi è Rocco Siffredi in “Supersex”, la serie tv dove sarà nudo: «il confronto ci sarà, a qualcuno farà ridere, a qualcuno interesserà»
Inoltre l’attore affronta la sua battaglia con la dipendenza dal sesso, riconoscendo il ruolo salvifico della moglie Rózsa Tassic nella sua guarigione. «Più che altro ho imparato a controllarmi – non sono mai andato da uno psicologo, ne sono uscito grazie a mia moglie che è stata talmente intelligente da non farsi prendere dall’emozione e che un giorno mi ha detto semplicemente: «Rocco tu hai bisogno di aiuto»».
La lotta contro la dipendenza lo porta a riflettere sul rischio di contrarre l’HIV, un pericolo che ha sfiorato per anni. «Questa dipendenza è durata ben 15 anni – appena vedevo una donna, ma anche un uomo o un transessuale non riuscivo a trattenermi, ci dovevo fare sesso. Era come se dentro di me ci fossero due personalità e una volesse farsi del male.»
«Penso sempre che qualcuno mi ha protetto da lassù, sarei potuto morire di HIV tanti anni fa ma quando soffri di dipendenza non c’è malattia che tenga».