La Corte d’Appello di Milano, con una sentenza mai pronunciata prima d’ora, ha sancito il diritto alla pensione di reversibilità anche ai superstiti di coppie gay che non hanno potuto formalizzare il loro legame, perché la legge sulle unioni civili non era stata ancora approvata. La notizia arriva dalla Rete Lenford, associazione che si batte per la tutela dei diritti delle persone omosessuali, bisessuali, transessuali e intersessuali.
Il pronunciamento dei giudici, racconta Rete Lenford, riguarda la vicenda del professor Zanola e dell’architetto Borsato, che sono stati insieme per oltre 40 anni fino alla morte di Borsato nel 2015. Nella sentenza la Corte ha ricordato che nel nostro ordinamento la pensione al superstite «attua il permanere della solidarietà familiare oltre l’evento morte del lavoratore, solidarietà familiare che all’interno della coppia omosessuale stabile non può che essere rivolta a favore del partner al quale non è stato consentito unirsi in matrimonio». Nel caso in questione, inoltre, Zanola e Borsato non hanno nemmeno potuto fare ricorso all’istituto dell’unione civile, introdotto nel nostro ordinamento soltanto nel 2016, cioè dopo la morte di Borsato.
Ai sensi dell’articolo 2 della Costituzione («La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale»), tuttavia, i giudici hanno concluso che «il diritto al trattamento pensionistico di reversibilità, costituzionalmente garantito e rientrante tra i diritti/doveri di assistenza e solidarietà propri delle relazioni affettive di coppia» deve essere riconosciuto «anche al partner superstite» della coppia omosessuale. E che tale riconoscimento può essere fatto «dal giudice comune senza la necessità di porre la questione al vaglio della Corte Costituzionale».