Attenzione a postare troppe foto sorridenti perché lo psichiatra vi osserva. E poi vi fa la diagnosi. Un nuovo software è in grado di individuare dai vostri volti pubblicati sui social i segni di depressione in atto o, addirittura, di predirne la comparsa incipiente e se ne soffrirete in futuro.
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Due neuroscienziati – Christopher Danforth, della University del Vermont, e Andrew Reece della Harvard University – hanno pubblicato uno studio congiunto sulla rivista “EPJ Data Science”, in cui annunciano e presentano lo sviluppo di un software capace di diagnosticare i segni di depressione solamente “guardando” le foto inviate sui social, con un livello di precisione del 70 per cento. Una accuratezza davvero incredibilmente alta, se si pensa che un medico di medicina generale riesce a fare una diagnosi clinica corretta di depressione solo il 42 per cento delle volte.
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Questo tipo di algoritmo in pratica analizza gli scatti sorridenti, quelli che raccontano momenti di apparente felicità, che sono quasi sempre immagini di sorrisi richiesti in favore di camera, o selfie posati in smile face, quindi non spontanei o non fotografati in occasioni divertenti o naturali, rivelandone l’ambiguità inconscia o percependone le ombre, e dall’ analisi di quei sorrisi è risultato possibile refertare i presunti disturbi fisici e mentali.
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Dalla ricerca è emerso che chi soffre di disturbi depressivi ha la tendenza a postare molte più foto di chi non ne soffre, e le loro immagini sono prevalentemente tutte sorridenti, generalmente le loro espressioni sono simili, cioè tutte con lo stesso sorriso, lo stesso profilo, identico sguardo e la medesima inclinazione della testa.
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La situazione può farsi ancora più preoccupante quando inviate la vostra foto che racconta: «Guarda come sono felice», perché non sempre quel sorriso corrisponde al vostro reale stato d’ animo, non è lo specchio del vostro umore, anzi a volte, in un’ alta percentuale di casi, rivela invece esattamente il contrario, o svela un disturbo depressivo celato e non ancora riconosciuto.
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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la depressione si avvia ad essere, nei prossimo 20 anni, la seconda causa di burden dopo l’ Hiv per la salute delle popolazioni, e rappresenta quindi un’ emergenza in termini di salute pubblica, poiché fino ad oggi, come sottolinea sempre l’ Oms, i sistemi di salute mentale dei Paesi ad alto e basso reddito hanno trascurato questo problema, ed è necessario aumentare l’ appropriatezza degli interventi erogati sia a livello di medicina di base che di servizi specialistici.
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