È proprio dall’America che sale un’onda di indignazione che scuote dal profondo la Chiesa durante il pontificato del primo papa americano.
Il cardinale arcivescovo di Washington, Donald Wuerl, è stato contestato apertamente durante la messa nella chiesa dell’Annunciazione, in chiesa. Un fedele ha gridato “vergogna” dopo che l’alto prelato, a fine cerimonia, ha invitato a mostrare lealtà per Papa Francesco dal momento che “è ogni giorno più chiaro che è diventato l’oggetto di considerevole animosità”.
La vicenda che sta creando l’animosità a cui Wuerl faceva riferimento è quella di monsignor Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Usa, che ha pubblicato ormai otto giorni fa un atto di accusa sul muro di omertà contro cui hanno sbattuto le sue denunce sugli abusi sessuali del cardinale Theodore McCarrick. Che già Papa Benedetto XVI aveva confinato nel silenzio, punizione che però il suo successore non ha mai fatto osservare, fino all’esplosione del caso con lo scandalo gay delle settimane scorse.
Proprio Wuerl è stato chiamato in causa pesantemente da Viganò, come persona informata ripetutamente dei gravi fatti (col cardinale McCarrick che avrebbe corrotto ripetutamente giovani e giovanissimi seminaristi nella sua casa al mare) da vescovo di Pittsburgh, nell’atto pubblicato su La Verità del 26 agosto scorso.
Tornando alle contestazioni di ieri, non sono certo le uniche. Wuerl ha cercato di difendersi così: “Vorrei poter rifare tutto quello che ho fatto negli ultimi 30 anni da vescovo e non sbagliare mai. Non è così. Chiedo solo di tenere me, tenere tutte le vittime degli abusi e tutti quelli che hanno sofferto, tutta la chiesa nelle vostre preghiere”.