Terzo Festival di Sanremo per Il Volo.
Nel 2015 hanno trionfarono con “Grande amore” arrivando primi, nel 2019 furono terzi con “Musica che resta” e ora, dopo altri quattro anni, Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble sono pronti a tornare sul palco dell’Ariston per la settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo.
Dal loro esordio sono passati 15 anni e quale miglior modo per festeggiarlo che non un brano dal titolo Capolavoro? Un pezzo che “parla romanticamente della speranza. Quando facciamo fatica a vedere dentro noi stessi si spera sempre di trovare fuori questa speranza”.
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Il loro genere è inconfondibile e i tre artisti porteranno sul palco il sound che più li contraddistingue: “Sicuramente un pop alla nostra maniera. Con questa canzone abbiamo voluto apportare un’evoluzione in quella che è la nostra carriera musicale”. Da 15 anni insieme, sin dagli esordi in un noto talent, non hanno intenzione di dividersi: “Siamo molto amici, quest’anno festeggiamo i quindici anni di carriera ed è raro avere una relazione così profonda e importante, perché prima non ci conoscevamo. Non ci siamo scelti, in qualche modo, però questo rapporto in quindici anni è sempre maturato ed è diventato sempre più forte giorno dopo giorno”.
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A Sanremo portano una canzone che non è nata per Sanremo, ma “per un’esigenza di creare il nostro repertorio. Avevamo in programma di fare un album di inediti quest’anno e, alla fine, tra le varie canzoni che ci saranno all’interno è uscita ‘Capolavoro’. Quando Amadeus ci ha invitato abbiamo detto: ‘Questa è la canzone per Sanremo’”.
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Un brano che non è piaciuto solo al direttore artistico, ma anche all’orchestra: “Le prove sono andate benissimo. C’è stata un’alchimia pazzesca con i musicisti e ci siamo divertiti un sacco. Diciamo che non bisogna mai peccare di presunzione, però quando un artista sta in studio per un anno e mezzo ovviamente ha bisogno di conferme per il lavoro fatto e vedere la reazione positiva dell’orchestra è stato per noi un grande traguardo. È partito anche un applauso, quindi per noi è stato qualcosa di meraviglioso”.
“Vogliamo mostrare una crescita personale e artistica. Non un nuovo volto, anche se non siamo gli stessi rispetto a quando abbiamo esordito da adolescenti. Spesso ci sentiamo dire ‘Siete abituati al palco dell’Ariston’, invece è completamente diverso: non ci si abitua mai. L’Ariston è un palco particolare, diverso da qualsiasi altro. Siamo nati su quel palco ma ancora oggi dobbiamo abituarci. E speriamo che questo non cambi mai, perché è quella l’emozione, quell’adrenalina che non ti fa mai smettere di vedere il mondo con occhi diversi”.