Il video realizzato da GB22 è al centro di un acceso dibattito in cui sono intervenuti l’ex Senatore Pillon e l’Arcigay. Il commento di Marianna Ghirlanda, presidente di IAA.
Anche Pupa punta sulla visibilità offerta da Sanremo per il lancio di un nuovo spot, ideato ad hoc per l’evento. Firmata dall’agenzia GB22, guidata da Vicky Gitto e in cui ha fatto recentemente il suo ingresso Francesco Guerrera in qualità di direttore creativo, la campagna pubblicitaria ha sollevato, ancora prima dell’on air previsto in occasione del Festival della canzone italiana, un acceso dibattito.
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Nel video, caricato per errore sui social dall’azienda e poi rimosso, due sposi stanno per pronunciare davanti all’altare il fatidico “sì”, quando la cerimonia viene interrotta dall’arrivo di un’altra donna. Quest’ultima chiama la sposa con un gesto della mano e lei subito si volta e le due scappano insieme, in un finale che sembra richiamare quello del film “Il Laureato” del 1967.
Lo spot di Pupa per Sanremo, la polemica
Lo spot è stato considerato da molti inopportuno per via del modello “non-convenzionale” di famiglia che propone. A inserirsi nel dibattito l’ex-senatore Pillon che si è espresso bollando lo spot come “propaganda Lgbtq che ammorba con queste stupidaggini”.
Pillon ha dichiarato ad AffariItalini: “Si tratta di uno spot che andrebbe proiettato in fascia protetta e fuori dalla programmazione di un festival canoro, ma tanto il martellamento arriverebbe da altre fonti. Allora sapete che vi dico? Mettiamo una bella scritta, come sulle sigarette: ‘Questo spot nuoce gravemente all’identità sessuale dei giovani’. E poi la sposa scappi pure con la sua amica, e vadano insieme a farsi benedire”.
La risposta di Natascia Maesi, presidente nazionale Arcigay, non si è fatta attendere: “Se Pillon grida allo scandalo di fronte ad uno spot che racconta la fuga di due donne che scelgono di amarsi sfidando le convenzioni sociali e il destino di un matrimonio eterosessuale imposto o non desiderato, è perché crede di vivere ancora nel Medioevo, in un mondo che non c’è più”.
“Che gli piaccia o no – prosegue Natascia Maesi – le lesbiche esistono e mettono su famiglia. E ciò che nuoce gravemente alla salute dei giovani non è la normalizzazione dell’omosessualità che da loro è già stata sdoganata, ma la mancanza di programmi di educazione all’affettività e al consenso nelle scuole. Sono proprio i giovani a chiederci di essere informati, consapevoli e quindi tutelati dalla violenza che nasce dal pregiudizio. E a loro che dobbiamo dare risposte serie e credibili, invece di riproporre la solita la caccia alle streghe”.
A pronunciarsi anche Marianna Ghirlanda, presidente di IAA International Advertising Association e Ceo dell’agenzia creativa Dlvbbdo, che non vede nello spot nessun dettaglio che possa disturbare sensibilità particolari: “Non capisco la ragione che possa stimolare una polemica, tanto meno un’incitazione all’omosessualità. Mi occupo di comunicazione da 25 anni e posso dire con certezza che questo è uno spot bello, delicato e che comunica un messaggio positivo di libertà. Oltretutto non vedo nemmeno un bacio o un atteggiamento che possa disturbare sensibilità particolari”.