Dal periodo difficile in cui ha pensato di mollare tutto alla candidatura agli Emmy, passando per l’amore e la sua idea di famiglia, Sabrina Impacciatore si è raccontata in una lunga intervista, parlando dello straordinario successo raggiunto nell’ultimo periodo e di tutti i “no” che ha dovuto affrontare prima di arrivare fino a qui.
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Intervistata da Chiara Oltolini su «Vanity Fair», l’attrice ha ripercorso la sua carriera, da «Domenica In» e «Non è la Rai» fino alla scoperta di essere una delle candidate agli Emmy, gli Oscar della tv. Spazio poi alla sua educazione “severa” e al rapporto con i genitori, che le hanno insegnato il rispetto per lei stessa e per gli altri: «Ringrazio i miei per avermi concesso la libertà con il contagocce, insegnato il rispetto per me stessa e per gli altri. Mamma era impiegata al ministero delle Finanze, papà era un dirigente e azionista della Bosch, responsabile della filiale di elettrodomestici in Sardegna: tornava con le valigie piene di regali, organizzava cacce al tesoro per mia madre, allestiva discoteche in casa per me. Non mi hanno mai chiesto di sposarmi o di fare figli… insomma, le classiche pressioni della loro generazione. Ma desideravano per me un lavoro solido».
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Poi il racconto degli inizi e dei sacrifici fatti per arrivare fino a qui, tra “no” dolorosi e momenti chiave: «I momenti epifanici sono stati tanti. Per esempio, l’ultimo giorno di set del mio primo film in assoluto, Concorrenza sleale di Ettore Scola, un altro Maestro. Mi ero nascosta in una stanza della scenografia, lui è venuto a cercarmi. “Perché piangi?”, mi ha chiesto. “Perché non sopporto che questo finisca”. E lui: “Non piangere Sabrina, questo per te è solo l’inizio”. Un secondo momento epifanico: alla prima dell’Ultimo bacio di Gabriele Muccino. Alla fine della proiezione ho perso di vista i miei genitori. Ho aspettato che la sala si svuotasse e li ho trovati accucciati sotto le poltrone, singhiozzavano commossi. Avevano appena capito che non potevo fare altro nella vita, nonostante il loro parere contrario, nonostante i rifiuti, le porte in faccia, le sofferenze».
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Spazio anche alle delusioni e al periodo complicato dopo Sanremo 2018 e il film di Muccino «A casa tutti bene»: «Venivo da un periodo magico, poi sono stata ferma per tre anni. Poche proposte, forse un paio sbagliate. Io lavoro su ispirazione: se manca la fiamma per il progetto o per il regista, non funziono. Ho pensato che dovessi mollare. Ero pronta a rilasciare delle interviste in cui mi congedavo. Ho sofferto tantissimo. Poco dopo è esplosa la pandemia. Un amico mi ha suggerito di contattare un acting coach in Inghilterra: ho studiato con lui Lady Macbeth, così, senza sapere se mai sarei risalita su un palco. Poi è arrivata White Lotus».
Libera da tre anni e mezzo, come preferisce definirsi invece di usare la parola “single”, Sabrina Impacciatore sta curando le sue ferite affettive: «Sono una persona di sentimenti estremi, carne e sangue, persino nelle amicizie. È stata una benedizione stare da sola per un po’, quando mi innamoro le mie emozioni sono totalizzanti e rendo meno sul lavoro. La ragazza non si applica (ride, ndr). Adesso però mi sento pronta ad accogliere un compagno d’amore, so che prima o poi arriverà». Sulla famiglia, l’attrice ha poi aggiunto: «Non l’ho costruita perché, per natura e spirito di dedizione, non avrei fatto altro. Mi sarei dedicata interamente ai figli e siccome sogno in grande ne avrei voluti dieci. Però è ora di smettere di considerare una donna completa solo se diventa madre. Si può lasciare traccia di sé senza dover per forza mettere al mondo dei bambini, si può essere creatrici in altro modo e agire il proprio senso materno in una forma imprevista. Questo è davvero il tempo decisivo per una rivoluzione culturale».