Rischia il carcere Irina Mossina, una ragazza di 33 anni, accusata di “propaganda Lgbtq+” dalla polizia russa.
È iniziato il processo, il primo penale per “estremismo” a favore del movimento internazionale Lgbtq+, messo al bando alla fine dello scorso anno da una sentenza della Corte Suprema di Mosca: una fotografa della regione di Saratov rischia così fino a 15 giorni di carcere per aver pubblicato sui social una foto con una bandiera arcobaleno.
La notizia arriva dalla ong russa Pervy Otdel, che si batte per la tutela dei diritti umani e che collabora con gli avvocati della difesa della giovane imputata. La giovane 33enne è stata denunciata da un agente di polizia del Centro per la lotta all’estremismo, che il 18 gennaio ha notato alcune foto con la bandiera arcobaleno pubblicate sul suo profilo Instagram, un social vietato in Russia ma ancora raggiungibile grazie alla connessione a reti VPN.
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Così la fotografa è stata perseguita per aver diffuso “i simboli di un’organizzazione estremista” e rischia una pesante multa oppure 15 giorni di carcere. Il caso intanto è stato rinviato al 5 febbraio quando il poliziotto responsabile dell’indagine sarà chiamato a deporre presso il tribunale distrettuale Leninsky.
Una legge approvata in Russia nel 2013 vieta la “propaganda” di “rapporti sessuali non tradizionali” rivolti ai minori. Sulla scorta dell’aumento della repressione seguito all’invasione dell’Ucraina, la norma è stata quindi ampliata nel 2022 a qualsiasi forma di “propaganda” Lgbtq+ sui media, online e persino in libri e film. Il 13 dicembre scorso poi la Corte Suprema russa ha bandito per “estremismo” quello che ha definito il movimento Lgbtq+ “internazionale”.