“Buonasera, vi scrivo per condividere con Voi quanto accaduto… questo è quello che la mia compagna si è sentita rispondere dopo essersi candidata ad un annuncio di lavoro. La rabbia è tanta, la tristezza anche ma sarà per noi uno stimolo ad andare avanti verso qualsiasi forma di discriminazione. Grazie per il lavoro che fate, vi seguiamo con affetto.”. Questo messaggio è arrivato a SPYit.it qualche giorno fa da Clelia, una ragazza che vive a Terracina insieme alla compagna Valentina, alla quale è stato detto di non presentarsi al colloquio di lavoro perchè troppo maschile fisicamente.
TUTTO E’ INIZIATO CON QUESTO ANNUNCIO:
Cerco 2 ragazze di roma che vogliano lavorare allo stand delle pistole alla fiera del Lungo Tevere con una disponibilità di 3/4 volte a settimana. Ottimo compenso. Info in pvt.
Così Valentina risponde all’annuncio e si candida per questo posto di lavoro. Poco dopo viene chiesto alla ragazza di presentarsi fisicamente allo stand in questione per poter effettuare un colloquio dal vivo ma poi arriva questo messaggio: “Guarda, ho visto il tuo profilo. E’ inutile che vieni, non ti prenderà mai. Ci servono ragazze di bella presenza. Non ti facciamo perdere tempo”.
Valentina risponde con educazione al messaggio ricevuto scrivendo: “Non sapevo si dovesse fare una sfilata di moda. Pensavo servissero persone educate, gentili e sorridenti. Ben disposte verso il cliente e che venissero a lavorare nonostante la miseria di stipendio che pretendete di dare.”
Ma la risposta che Valentina riceve lascia tutti senza parole: “No guarda, mi dispiace. Sbagli tu a comunicare. A noi servono donne, non maschi mancati. Ti presenti come donna, ma hai l’aspetto da maschio. Non sono io che comunico male. Sei te che vuoi prendere da entrambe le parti e non hai capito cosa vuoi essere. Prima capisci qualcosa a proposito della tua identità poi ti potrai proporre per lavori in cui si cercano RAGAZZE“.
“Scusami, la mia non è cattiveria – continua il messaggio del datore di lavoro – è realismo. E trovo che in questo periodo storico ci sono molte persone confuse. Se credi in una cosa o vai fino in fondo o lasci perdere, ti prendi in giro da sola. Buona giornata cara“.
Valentina quindi risponde scrivendo: “La prima reazione che ho avuto è stata di insultarti per esserti permessa di venire a giudicare me o la mia vita senza neanche conoscermi ma non mi abbasso al tuo livello. (…) con questo messaggio chiudo perché non vale la pena di continuar a discutere con te”.
“Io sono donna e vengo classificata come tale, la mia non è ignoranta è realismo – scrive e conclude la donna – nessuno si sognerebbe mai di dirmi che sono un maschio. A te non lo so. Per noi non vai bene a livelli di estetica per quello che riguarda il nostro lavoro. Tutto qua. Fai la tua vita come meglio credi, non pretendo di insegnarti a vivere ma non puoi nemmeno pretendere che tutti la pensino come te. Buona fortuna”.
“Lei è una ragazza normalissima, solare, sempre sorridente, gentile con tutti (anche con quelli che io manderei a quel paese in 0-2 secondi), e con una grande, immensa voglia di fare – scrive Clelia, compagna di Valentia – Parlare di uguali diritti vuol dire questo, ed è fondamentale parlarne perché le parole non sono solo parole. Sono lame, sono giudizi, e colpiscono altri esseri umani che hanno pari valore ma che di fatto non ne hanno in questa schifosa società.”
Valentina e Clelia hanno deciso di condividere con noi questa spiacevole avventura che, purtroppo, anche se siamo nell’Italia del 2018 tante persone continuano a vivere e a subire. Se poi, tra di voi, ci fosse qualcuno in cerca di una brava lavoratrice nella zona di Latina/Roma, Valentina resta disponibile!