Reduce dal trionfo veneziano dove ha presentato un documentario sulla sua vita, Rocco Siffredi si confessa a La Zanzara, su Radio 24 e alla domanda: Quando eri completamente dipendente dal sesso qual è la cosa più schifo da che hai fatto? Risponde: “Sono stato anche con gli uomini, ho provato tutto. Anche rapporti omosessuali. Ma questa non è la cosa più brutta, figuriamoci. La cosa più schifosa è stata quando giocavo con mio figlio e lui, il mio cazzo, mi prende, mi tira via e mi ha portato a far sesso. Decide lui cosa devi fare. E la parte più negativa è quando ritorni e i tuoi figli ti dicono dove sei stato, perché non eri con noi? E li ti senti una supermerda”.
“Il cazzo – continua – è il diavolo. Io ci parlo, davvero. Non sto scherzando. Spesso gli dico: oggi non mi abbandonare, non mi mollare proprio adesso. A 13 anni ho avuto una cistite cronica perché mi masturbavo come un matto. Mia madre mi portò all’ospedale di Lanciano. All’epoca si marinava la scuola e organizzavo le gare di masturbazione. Facevo il record. Più lo fai, più hai voglia. Undici volte in una mattinata di cinque ore. Ero arrivato a questo e ho continuato fino a qualche anno fa”.
Il racconto scioccante continua: “Ho fatto sesso con una settantenne il giorno del funerale di mia madre. Non lo sapeva nessuno, neppure mia moglie. Piangevamo, ci abbracciamo, ci siamo stretti e a un certo punto mi è partito l’embolo. Erano due mesi che ero accanto a mia madre, la vedevo vomitare sangue fino a quando non è morta. L’ho tirato fuori, era durissimo e gliel’ho messo in bocca e sono venuto. L’ho rimesso dentro, mi sono vergognato da morire e me ne sono andato. Ci siamo guardati e per lei è come se ci fossimo baciati”. “I ragazzi di oggi decidono di andare con chi vogliono, le donne si organizzano da solo e vedono molti film lesbo e il machismo è finito. Bisex non vuol dire un cazzo, in futuro saremo tutti ALLSEX”.