Renato Zero non ha intenzione di fermarsi: scrive un film, riflette sulla sua carriera e parla di libertà, musica e della lotta per un’Italia più inclusiva e consapevole.
Mentre il suo tour «Autoritratto» sta per concludersi, Renato Zero continua a dimostrare la sua determinazione e creatività. Fra le circa 40 date programmate, l’artista si è esibito anche nel giorno del suo compleanno, concludendo la serata tra gli auguri del pubblico al Forum di Assago.
«Canto per più di tre ore, non come chi fa un paio di canzoni e poi va via», dichiara con orgogli a «Corriere della Sera», sottolineando la sua predilezione per i concerti più intimi, eredità del teatro.
Regista in erba
Oltre alla musica, Zero è impegnato nella scrittura di un film, di cui sarà anche regista. «Non sarà autobiografico, ma per ora non posso dire di più», rivela il cantautore, che continua a sorprendere con nuovi progetti.
Ritiro? «Sarebbe frustrante»
Alla domanda sull’addio alla scena, Renato è chiaro: «Sarebbe frustrante, come un bavaglio. Solo se non avessi più nulla da dire potrei considerare di ritirarmi. Ho visto grandi artisti come Nina Simone e Paul Anka continuare a esibirsi, anche se il fiato mancava, ma la loro coscienza era sempre generosa».
«Io come Dylan e Cohen»
Nel tour «Autoritratto», il cantautore non ha scelto solo le sue hit, ma anche brani meno noti, con l’obiettivo di raccontare sia il suo percorso esistenziale che quello degli italiani. «Ho descritto, come Dylan e Cohen, i movimenti della società», afferma con orgoglio.
Sud Italia: «Sembra quasi che la cultura dia fastidio»
Parlando del sud Italia, Zero esprime il suo rammarico per la mancanza di strutture adatte ai concerti e all’intrattenimento: «Sembra quasi che la cultura dia fastidio. Non c’è una censura scritta, ma c’è un filtro silenzioso che mantiene il sud all’oscuro».