Tra le tante curiosità che sono sempre viaggiate di pari passo al nome di Raffaella Carrà anche il titolo, in Italia e in tutto il resto del mondo, di “icona gay”.
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Lei stessa, raccontandosi a Vanity Fair, aveva così voluto commentare il titolo: “Morirò senza saperlo. Sulla mia tomba lascerò scritto: Perché sono piaciuta tanto ai gay?“, in chiave ovviamente ironica.
Un mondo, quello omosessuale, che entrò a far parte della sua vita fin dalla tenera età quando, mancante di una forte e presente figura paternaa causa della separazione dei genitori, la stessa Carrà trascorse la gioventù attorniata da persone di genere maschile molti dei quali omosessuali, un’opportunità per la Carrà non solo per esplorare il mondo LGBTQ+ ma anche per sposarne i diritti e portare avanti, nel loro nome, numerose battaglie pubbliche.
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“Vorrei che la gente smettesse di guardarli male […] Hanno diritto al rispetto e anche a un po’ di compassione, visti i problemi umani e sociali che devono affrontare”, dichiarava la Carrà nel lontano 1979 a Tv Sorrisi e Canzoni.