Dal settimanale OGGI Raffaella Carrà racconta: «Se un figlio mio non è venuto, non è colpa mia. La dimensione genitoriale si può vivere in tanti modi… Io ho due ragazzi quarantenni, figli di mio fratello che purtroppo non c’è più: mi danno un bel da fare e ne sono felice. Sono un po’ il loro padre: non vivono a Roma, ma su qualunque problema possono contare su di me. Li amo. Quando non lavoro, sto con loro, vengono spesso a trovarmi. Li ritengo la mia famiglia… faccio il babbo invece che la mamma e sono felice così».
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Poi parla del suo nuovo programma, «A raccontare comincia tu» («La cosa di cui vado più fiera? Il tasso di umanità che viene fuori da queste chiacchierate»), dice di voler stare alla larga dai social («Ci rimarrei molto male, se leggessi, come spesso è accaduto ad altri colleghi, messaggi violenti»), rigetta l’appellativo di icona della tv italiana («È una delle cose più retoriche che spesso sento dire su di me, un complimento “invecchiante”») e indica, da persona molto attenta alla politica, il vero nemico del Paese: «Mi addolora verificare come certi risultati, a prescindere dal colore del governo, siano irraggiungibili per colpa di un animale che da troppo tempo tiene bloccato questo nostro Paese: la burocrazia».
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