Puff Daddy è stato arrestato a Manhattan per tratta di esseri umani e racket, continua a dichiararsi innocente.
Il suo avvocato Lil Rod ha dichiarato: «Non vediamo l’ora di provare, in un tribunale, che tutte le affermazioni del signor Jones sono inventate e devono essere respinte», ma lui resta in carcere a Manhattan, sotto stretta sorveglianza perché si teme un tentativo di suicidio, mentre il tribunale ha già negato due volte la libertà su cauzione.
L’imminente processo sta mandando in tilt l’intero showbiz americano, perché a quelle famose feste che hanno contribuito all’incriminazione del rapper e producer americano partecipavano i più importanti vip degli Stati Uniti. Niente di segreto, anzi, i famosi White Party con ospiti stellari nella megavilla al numero 40 di Hedges Banks Drive negli Hampton erano diventati materiale da leggenda del gossip.
Ora però si ride molto meno oltreoceano, perché cominciano a fioccare le testimonianze di ciò che accadeva in quelle occasioni. Tanto che il New York Times lo definisce già il #MeToo dell’industria musicale.
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Le 48 ore segrete di Justin Bieber e Diddy:
Assume a questo punto connotati piuttosto inquietanti il video, poi reso pubblico tramite l’account YouTube ufficiale di Justin Bieber, in cui l’allora giovanissimo cantante passa 48 ore di fila con Puff Daddy. Siamo nel 2009, nel video il rapper promette alla popstar di regalargli una Lamborghini per il suo sedicesimo compleanno, e lo invita ad «andare a prendere alcune ragazze». «Cosa faremo?» chiede Bieber. «Cosa faremo? – risponde Puff Daddy – Non possiamo rivelarlo ma è sicuramente il sogno di ogni 15enne».
Le denunce ricevute dal rapper:
A poco a poco sta venendo fuori tutto. A scoperchiare per prima il vaso di Pandora è il 16 novembre dello scorso anno l’ex fidanzata Cassie Venture, che ha accusa Diddy, di averla costretta, dal 2005 al 2018, a fare sesso sotto effetto di droghe con gigolò mentre lui si masturbava e riprendeva. La denuncia parla anche di innumerevoli, costanti e selvagge violenze fisiche e sessuali. Non solo, pare che quando il rapper Kid Cudi si interessò romanticamente a lei, Diddy gli fece saltare in aria l’automobile. Tutto però venne messo a tacere e non si arrivò mai in tribunale perché il giorno dopo, il 17 novembre, Puff Daddy raggiunse un accordo extragiudiziale con la sua ex (18 anni più giovane), un accordo commentato dallo stesso rapper così: «Abbiamo deciso di risolvere questa questione in via amichevole. Auguro a Cassie e alla sua famiglia tutto il meglio».
Il 23 novembre, un’altra donna si fa avanti per denunciarlo. Si chiama Joi Dickerson-Neal, ex studentessa della Syracuse University, che sostiene di aver conosciuto il rapper al Wells Restaurant di Harlem, che le avrebbe messo qualcosa nel bicchiere che l’avrebbe ridotta in uno stato fisico che non le permetteva «di stare in piedi o camminare autonomamente». La cosa viene silenziata con una contro-accusa di «tentativo di guadagno», così come commentò un portavoce della star all’epoca.
Il 24 novembre viene fuori un’altra testimonianza di reato. L’attrice Jane Doe, secondo la quale all’inizio degli anni ’90 Puff Daddy, alternandosi con il cantautore Aaron Hall, si sarebbe reso protagonista dello stupro ai danni suoi e di una sua amica. La difesa, che arriva ancora tramite portavoce, è sempre la stessa: «Si tratta di affermazioni inventate che accusano falsamente di cattiva condotta risalente a oltre 30 anni fa e presentate all’ultimo minuto. Non è altro che un tentativo di accaparrarsi denaro».
Il 6 dicembre arriva un’altra denuncia, stavolta da una ragazza che nel 2003 aveva 17 anni: racconta che Puff Daddy l’avrebbe fatta arrivare in aereo a New York e avrebbe abusato di lei nei suoi studi di Manhattan in compagnia di Harve Pierre, per lungo tempo presidente della sua etichetta discografica Bad Boys, e da una terza persona.
Il 14 dicembre, Hulu decide di cancellare la produzione dello show Diddy+7, secondo quanto scrisse ai tempi Variety, proprio a causa delle continue accuse.
Il 26 febbraio di quest’anno un uomo, Rodney “Lil Rod” Jones, racconta di continui «palpeggiamenti ai genitali e all’ano» per convincerlo a fare sesso. La richiesta di risarcimento ammonta a 30 milioni di dollari. In quel caso Puff Daddy minimizzò la cosa sostenendo che si trattasse di scherzi.