Da Corriere.it
Il principe Manvendra Singh Gohil, erede del maharaja di Rajpipla nello Stato indiano del Gujarat, è stato diseredato dalla famiglia quando dieci anni fa ha dichiarato pubblicamente di essere omosessuale.
La madre acquistò una pagina di giornale per ripudiarlo. L’India ha ereditato dall’Impero britannico la democrazia e la lingua inglese, ma anche la legge vittoriana che punisce «carnal intercourse against the order of nature with any man, woman or animal». Tradotto senza parafrasi, in una sola parola: la sodomia, anche se consensuale e tra persone adulte. Il dibattito sulla sua abrogazione infuria ancora, settant’anni dopo la fine dell’era coloniale del Raj.
Ora Gohil, che a 52 anni è l’unico principe apertamente gay in India, ha deciso di ristrutturare il suo antico palazzo e la proprietà che si estende su 15 acri di terra, trasformandolo in ostello per la comunità Lgbt.«In India le persone che si dichiarano gay o lesbiche o bisessuali o transgender subiscono pressioni insostenibili, anche dalle famiglie, sono costrette a finti matrimoni o vengono cacciate di casa. Spesso non hanno un posto dove andare. Io non avrò figli e possiedo un grande palazzo, per questo ho deciso di metterlo a disposizione», ha detto il principe alla Reuters. Nelle molte stanze della residenza nobiliare ci saranno alloggi per chi è emarginato solo per aver manifestato apertamente la propria identità sessuale, strutture mediche e altre per l’insegnamento dell’inglese e di mestieri artigianali.
Gohil ha costituito da tempo una fondazione caritatevole, il Lakshya Trust, e in passato è stato invitato nello show di Oprah Winfrey. I discendenti dei maharaja godono ancora di popolarità in India e il coraggio di Gohil ha aiutato a far avanzare la causa della comunità Lgbt, ha detto Harish Iyer, attivista dei diritti omosessuali che conduce una trasmissione alla radio. «Ora nelle grandi città come Delhi e Mumbai abbiamo molti spazi «Lgbt-friendly», ma in Stati conservatori come il Gujarat e nei piccoli centri siamo molto indietro, per questo avere il principe con noi è ancora più importante», ha spiegato Harish alla Reuters.
Nel Raj britannico la legge sulla sodomia fu introdotta nel 1860 da James Bruce, ottavo conte di Elgin e viceré dell’India. Il nobiluomo temeva che soldati e funzionari si facessero «corrompere dai vizi dell’Oriente» e cadessero in tentazione. Nel 2008, il ministero dell’Interno indiano difese la legge vittoriana con questa motivazione: «Non è separata dalla società, riflette solo la percezione sociale». Ora la Corte suprema di New Delhi ha in calendario una revisione della normativa che ancora proibisce le relazioni gay.