Arriva direttamente dai microfoni di Radio Cusano Campus, nel corso del programma condotto da Roberto Arduino e Andrea Di Ciancio, la testimonianza choc di Erik, ragazzo nato dall’abuso di un prete che violentò sua madre quando aveva appena 14 anni.
“La storia inizia nel 1981 – ha raccontato Erik – Mia madre aveva appena compiuto quattordici anni e subì un abuso sessuale da don Pietro, parroco di una piccola parrocchia in provincia di Ferrara. Questo parroco, mio padre, ha abusato di lei nel suo studio. Mia madre andava sempre in parrocchia perché questo sacerdote aveva aiutato la sua famiglia, molto povera e molto numerosa, a trovare un alloggio. Lui violentò mia madre e le disse che se avesse parlato avrebbe buttato fuori casa tutta la sua famiglia”.
“Lei dopo un paio di mesi, quando si accorse di essere rimasta incinta, raccontò quanto le era successo. Nessuno le credeva quando diceva che era stato don Pietro a metterla incinta a seguito di una violenza sessuale. Quando è accaduto il fatto mia madre e la sua famiglia andarono dal vescovo di Ferrara, ma lui gli intimò di tacere. La Chiesa fece di tutto per infangare e per portare fuori strada le indagini. Mia madre chiese l’esame del DNA ma mio padre, don Pietro, inizialmente si rifiutò. Lui accusò altre persone, il Vescovo lo coprì, provarono a chiudere la bocca a mia madre offrendole un lavoro, ma lei rifiutò. Nessuno ha mai allontanato Don Pietro dalla Chiesa, anzi, è stato messo a gestire un asilo. Un prete pedofilo, che era risaputo che palpeggiasse molto spesso le ragazzine, gestiva un asilo, portava i bambini ai campi estivi d’estate, lui è diventato una vittima, mia madre la carnefice che l’ha denunciato”.
Erik ha ottenuto giustizia: “Nel 2010, parlando con mia madre, siamo andati da un avvocato e abbiamo cercato di ottenere giustizia. Abbiamo avuto un processo civile, a questo parroco è stato fatto l’esame del DNA, ed è ovviamente risultato essere lui mio padre. Non abbiamo avuto nessun risarcimento, lui non ha mai pagato perché il reato era ormai prescritto. L’unica cosa che siamo riusciti ad ottenere è stabilire una volta per tutte che mia madre non era una bugiarda. Ho parlato con mio padre dopo che era stato inchiodato dall’esame del DNA e lui ha ammesso che ha avuto un momento di debolezza, che era dispiaciuto, che aveva perso la testa dopo un attimo di sbandamento. Mi ha detto che ci avrebbe pensato il Signore a punirlo, ma erano parole di circostanza, non si è mai mostrato pentito”.
Oggi il prete è morto ma: “Ci sono stati diversi passaggi, il Vescovo di Ferrara mi ha detto che non poteva fare nulla perché il prete ormai era vecchio e non gli andava di punirlo. Dal Vaticano la stessa cosa, mio padre è rimasto prete fino al giorno della sua morte, nel 2014, a febbraio. La Santa Sede non ha fatto niente, ha speso tante belle parole ma concretamente non ha fatto nulla. Spero solo che la mia storia porti altre persone che hanno subito le stesse cose a trovare il coraggio di denunciarle. Mia madre mi ha sempre sostenuto, ha lavorato per crescermi bene, ora ho una moglie e due bambini. Ce l’ho fatta, ho una vita serena. Un giorno racconterò ai miei figli cosa mi è accaduto“.