Le Iene, in occasione della giornata contro l’omotransfobia, si è occupata di mettere a confronto due preti italiani sul tema dell’omosessualità e delle famiglie omogenitoriali.
“Due uomini o due donne sono come due scarpe destre o sinistre, sono uguali, non si completano – ha dichiarato il Don Francesco, prete omofobo che in passato ha addirittura deriso una coppia di due papà con un figlio – non ho intenzione di chiedere scusa a quella coppia, la foto era pubblica ed io gli ho fatto anche pubblicità postandola sui social”.
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Per fortuna però nella chiesa non esistono solo preti omofobi ma anche preti inclusivi che non considerano le persone LGBTQ+ diverse: “Chiesa vuol dire assemblea, convocazione. Cattolico vuol dire universale e noi abbiamo il diritto e il dovere di accogliere tutti. Io non faccio nessuna distinzione negli esseri umani“.
Fortunatamente non tutti nella chiesa la pensano così. Don Giulio Mignani: “Mi sento a disagio nei confronti di una chiesa che dice di no, anche alla semplice benedizione di un unione fra persone omosessuali”.
Il programma ha così deciso di mettere i due preti a confronto. Don Giulio ha così raggiunto Don Francesco a Bologna per potergli parlare e, sperare, che potesse chiedere scusa per il brutto gesto fatto nei confronti di una coppia di papà con in braccio la loro bambina. Don Francesco non ne vuole sapere di chiedere scusa, anzi, ci tiene a precisare che per lui due uomini non sono una famiglia.
“Caro Don Giulio quella non è una famiglia, anche se ha un bambino – dichiara il prete riferendosi alla coppia di papà che ha deriso sui social – perché la famiglia è quella cosa lì che dice la genesi. Punto”.
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“Abramo aveva più mogli, anche Salomone ne aveva 700. Quindi mi chiedo qual’è il modello di famiglia che vogliamo prendere d’esempio dalla genesi?” si chiede Don Giulio. “Per me la parola omosessuale o eterosessuale non dovrebbero esistere per indicare l’individuo – commenta il prete omofobo – Esiste l’uomo e la donna. Poi ognuno può avere comportamento o pulsioni di tipo omosessuale. Sono una ferita della natura”.
E continua: “Noi dobbiamo partire da una premessa che io ritengo non riformabile: l’omosessualità praticata è un peccato! E col peccato non si scende a patti”.
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Don Giulio non è così riuscito nel suo intento: “Non è un vero accogliere se noi diciamo alle persone che una parte di loro va strappata via”. “Ci sono i presupposti genetico fisici – continua don Francesco – un uomo e una donna sono un paio di scarpe. Due maschi o due femmine sono due scarpe destro o sinistre. Non sono sessualmente complementari perché uguali”.
“Non è vero che siamo uguali, siamo diversi dal punto di vista fisico ed erotico. Non è solo una questione di genitali – continua Don Giulio – prima l’unica finalità dell’unione matrimoniale era di proseguire la specie umana. Oggi è tutto cambiato. Allora chi è sterile, ad esempio, andrebbe considerato non famiglia? Dove c’è amore c’è famiglia”. Nulla, il prete omofobo non ne vuole sapere: “Ho avuto la sede di fronte all’Arcigay di Bologna e per me quello è un posto dove vorrei che i giovani non mettessero mai piede perché c’è della corruzione. Per me è infelice che due uomini abbiano un bambino. Tu non puoi fare i conti con la Bibbia”.
“Anche un corpo sacrifica un organo, un dito, se si ha una cancrena per salvare l’intero” , conclude il don Francesco e chiude il discorso con don Giulio.