Sono le persone transgender le prima vittima dei superpoteri che il premier ungherese Viktor Orbán si è autoconferito col voto del Parlamento in pugno alla Fidesz, il suo partito-Stato.
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All’indomani del golpe istituzionale con cui il capo dell’esecutivo di Budapest si è fatto assegnare il diritto di sciogliere l’assemblea legislativa e governare per decreto a tempo indeterminato, è passata la legge che il suo fido vice primo ministro Zsolt Semjen aveva preparato.
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Da adesso in Ungheria le autorità non potranno più registrare sui documenti di identità il nuovo gender di qualsiasi persona che abbia cambiato sesso.
Tale decisione, che evoca decenni bui di regimi europei omofobi negli anni Venti e Trenta, introduce discriminazioni spaventose: ad esempio chi ha cambiato sesso e vuole un matrimonio o convivenza con una persona di sesso diverso non sarà più per lo Stato parte di un’unione etero.
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Sarà quindi schedato, ed escluso da ogni beneficio per le famiglie. Colpire una minoranza dopo l’altra e un gruppo dopo l’altro, sembra la strategia di Budapest.