“Urta la sensibilità degli insegnanti”, è questa l’assurda ragione che ha spinto il liceo Ulisse Dini di Pisa a negare a Geremia, studente transgender di 17 anni, l’attivazione della carriera Alias (il protocollo per richiedere il riconoscimento della nuova identità), che gli avrebbe permesso di utilizzare un’identità diversa in attesa della transizione.
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La notizia, che ha portato i rappresentanti di istituto e i ragazzi a mobilitarsi e a occupare la scuola, è arrivata anche alla Camera, con il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni pronto a chiedere un’interrogazione parlamentare sulla vicenda al ministro Patrizio Bianchi.
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«Sostenere che l’istituto non è pronto per la carriera Alias è imbarazzante e inaccettabile», attacca il segretario. «La scuola deve favorire l’inclusione, sempre. Il ministero dell’Istruzione attivi una verifica sul Dini». «È assurdo che uno studente non possa veder riconosciuta la propria identità perché qualche professore potrebbe rimanere turbato dal cambiamento, come ha sostenuto la preside», tuona Samuele Badalassi, uno dei rappresentanti d’istituto del Dini. «Dopo le nostre proteste, la dirigente ha fatto un passo avanti: ha detto che la questione sarà discussa al prossimo consiglio d’istituto, il 13 dicembre. Speriamo non sia un modo per tirarla per le lunghe».
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La scelta di negare a Geremia la carriera Alias appare, infatti, incomprensibile a molti studenti dell’istituto: «Gli consentirebbe di essere riconosciuto per ciò che è. Altri istituti già lo fanno», spiega Andrea Aretini della Rete pisana degli Studenti Medi, secondo cui «è proprio dalle scuole che dovrebbe partire il cambiamento su questi temi».