Nel censimento britannico del 2011 circa 177mila persone si sono dichiarate cavalieri Jedi, 1893 sataniste e 6242 seguaci, religiosamente parlando, dell’heavy metal. Nessuna ha potuto dire se era gay, lesbica o transgender. Nel prossimo potrebbe essere possibile. Già dall’anno scorso gli istituti di statistica stanno studiando come includere orientamento sessuale e identità di genere nei fogli ogni dieci hanno fotografano il paese. Una speranza di inclusione che gli attivisti americani hanno perso invece martedì. Nel censimento statunitense del 2020 non ci saranno. U.S. Census ha detto di aver inavvertitamente inserito queste categorie nelle prime indicazioni sulla ricerca, ma poi di averle escluse.
Immediate le proteste in rete. Da tempo la comunità Lgbt in tutto il mondo chiede di essere contata. Fondamentalmente per contare di più per avere maggiori diritti e per rinforzare quelli acquisiti. L’inserimento nel censimento ufficiale e non soltanto in ricerche specifiche sarebbe una forma di riconoscimento più importante di altre e permetterebbe, questo hanno sostenuto rappresentati democratici, una migliore legislazione per i cittadini gay, trans e bisessuali.
E in Italia? La domanda nell’ultimo censimento non c’era, ma non c’era nemmeno la legislazione sulle unioni civili. L’Istat ha fatto un rapporto dal titolo «La popolazione omosessuale in Italia». In base a questo un milione di persone si dichiara omosessuale. La ricerca è datata 2011 e non tiene conto delle famiglie Lgbt. Anche in Italia c’è però l’esigenza di contarsi. Lo si può fare anonimamente con il modulo on line del Centro Risorse Lgbti di Torino.
Cos’è il censimento? Nell’accezione comune un censimento indica acquisire informazioni sul numero di abitanti e su diverse caratteristiche della popolazione (come, ad esempio, il numero di persone per nucleo familiare ed eventuali beni posseduti da ciascuna di esse).