Per omofobia interiorizzata si intende quell’insieme di sentimenti negativi (ad esempio ansia, disprezzo, avversione) che gli omosessuali provano nei confronti dell’omosessualità, propria e altrui, cioè verso i sentimenti omoerotici, i comportamenti omosessuali, le relazioni tra persone dello stesso sesso, l’autodefinizione come gay o lesbica.
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Da cosa è causata l’omofobia interiorizzata?
L’omofobia interiorizzata è frutto dell’accettazione passiva (consapevole e soprattutto inconsapevole) da parte delle persone omosessuali, di tutti i pregiudizi, i comportamenti e le opinioni discriminatorie tipici della cultura omofoba in cui siamo immersi e incide profondamente, come agente patogeno, sul benessere delle persone omosessuali.
Già a partire dai percorsi educativi, in senso scolastico e in senso lato, degli ultimi 50 anni, non c’è mai stato un approccio neutrale all’omosessualità. Mai qualcuno, a scuola, ha spiegato con naturalezza che alcune persone sono omosessuali. Al contrario, quando non è stata esplicitamente condannata, l’omosessualità è sempre stata rimossa, nascosta, negata. Ciò ha portato gay e lesbiche a rinunciare a se stessi, in persa misura.
Da quando nasciamo, i nostri genitori prima e la società poi ci bombardano con messaggi educativi, che sono delle vere e proprie frecce che si vanno a conficcare nella nostra mente. La prima è che dobbiamo rispettare e obbedire a un’autorità superiore (famiglia, poi scuola, e infine Chiesa e Stato). La seconda è che il sesso è peccato (e quindi il sesso “contro-natura” è doppiamente peccato). E poi impariamo che i gay sono effeminati e le lesbiche mascoline, che i gay non sono veri uomini, che gli omosessuali si possono deridere, insultare ed eventualmente picchiare, che “frocio” è un insulto mille volte peggiore di “stronzo”.
L’ostilità appresa, non solo nell’interazione diretta tra le persone, ma anche attraverso i media, fa sì che la formazione e l’asserzione della propria identità sessuale costituiscano per l’individuo gay e lesbica un processo estremamente impegnativo.
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Quanto è diffusa e cosa può determinare?
Nella nostra società, considerato il grado di omofobia sociale che ci circonda, atteggiamenti omonegativi da parte delle persone omosessuali in qualche periodo della propria vita sono purtroppo ricorrenti.
Gay e lesbiche possono essere poco coscienti di come l’esposizione costante alla cultura omofoba possa colpire il loro essere in modo pervasivo, incessante e a persi livelli.
Inoltre il grado di omofobia interiorizzata varia da persona a persona, in base a fattori di perso ordine: fattori sociali (come l’ambiente socio-culturale in cui la persona omosessuale vive), fattori familiari (l’omofobia più o meno spiccata della propria famiglia di origine) e tratti di personalità. Ovviamente, in questo contesto, sono stati fattori aggravanti, almeno fino all’avvento di Internet, l’isolamento e la mancanza di informazione e di modelli positivi, che hanno impedito agli inpidui omosessuali di conoscere in modo adeguato il mondo circostante.
L’omofobia interiorizzata può avere un impatto profondo sull’inpiduo, facendolo sentire sbagliato e causando bassa autostima, difficoltà relazionali, isolamento e autoesclusione sociale, sensi di colpa e vergogna, sintomi di tipo depressivo o ansioso, angoscia. Tutto ciò può sfociare in pensieri suicidi e attività ad alto rischio (ad esempio, sesso non protetto o abuso di alcool o sostanze stupefacenti).
Come si può affrontare il tema dell’omofobia interiorizzata?
Il primo passo per guarire dalla propria omofobia interiorizzata è prendere consapevolezza della sua esistenza, essere coscienti che si tratta di una problematica importante da affrontare. La persona omosessuale deve pertanto imparare a vedere i pregiudizi che ha metabolizzato nel corso della propria esistenza e che possono condizionare i suoi pensieri e le sue scelte.
In questi casi, può essere di grande aiuto una psicoterapia cognitivo-comportamentale, con un terapeuta che conosca a fondo queste tematiche.
La dottoressa Montano, direttrice dell’Istituto Beck, ha scritto un libro “Psicoterapia con clienti omosessuali“, proprio per affrontare il tema, fondamentale, della preparazione del terapeuta su queste tematiche. Crescere e vivere da persona LGBT in Italia è molto diverso che crescere da eterosessuale, il terapeuta deve essere informato sulle sfide specifiche che l’individuo LGBT si trova ad affrontare.
Vuoi verificare il tuo grado di omofobia interiorizzata? Ecco alcune affermazioni tratte dalla Scala Italiana per l’Omofobia Interiorizzata (Montano et al., 2003, 2004)
- Provo sensi di colpa dopo avere fatto atti omosessuali
- Ho paura di essere giudicato negativamente dagli altri a causa della mia omosessualità
- Mi infastidiscono i gay e le lesbiche che mostrano in pubblico la loro omosessualità
- L’unica forma di famiglia accettabile è quella composta da padre, madre e figli
- Se i miei genitori mi avessero mandato in tempo dallo psicologo per curarmi, ora sarei probabilmente eterosessuale
- A volte vorrei essere eterosessuale
- A volte dico a me stesso che devo smettere di provare attrazione erotica per le persone del mio sesso
- Gay e lesbiche non dovrebbero fare i genitori
- Mi preoccupa che alcune persone possano scoprire la mia omosessualità
- Mi sentirei a disagio a essere visto/a in un locale per omosessuali