Libero Red Dolce per www.iltirreno.it
«Devo essere sincero: non credo che la posizione del vescovo Giovanni Santucci sia così leggera. Sapeva tutto già nel 2015, ancora prima che scoppiasse il caso sui giornali. Dove andava don Euro, come spendesse i soldi e per cosa. Come faceva a saperlo? Gliel’ho detto io».
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Non finiscono più le “confessioni del marchettaro”. E d’altronde ha scritto un libro sulla vicenda intitolato proprio così, Francesco Mangiacapra, l’escort napoletano primo a denunciare a chiesa e giornali la vita oscura del prete di Caniparola: “Il numero uno: confessioni di un marchettaro”, edito da Iacobelli. Il riflesso scatta istintivo, allenato probabilmente da numerose insinuazioni: «Non ho denunciato per arricchirmi, ho denunciato perché ritenevo giusto. Il libro è venuto dopo».
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E ora che il caso ritrova visibilità, inevitabilmente complice il coinvolgimento del vescovo, Mangiacapra torna a dire la sua. E non è un’opinione conciliante. «Il ruolo della curia in questa vicenda non si può dire sia stato irrilevante. Io provai a contattare il vescovo Santucci già nel 2015. Lui si negò, ma parlai con il vicario. E gli spiegai tutto per filo e per segno. Gli dissi che cosa faceva il loro prete, che sarebbe andato a Barcellona, persino il numero del volo e con chi sarebbe andato. Due escort. Mi aspettavo sarebbero andati a beccarlo all’aeroporto». Ma al gate non c’era nessuno. Al ritorno da quel viaggio don Morini riprende la sua vita abituale. «Da impunito», dice Mangiacapra. Che allora decide di mandare alla curia le foto. “Vedete chi è, cosa fa il vostro parroco?”, è il messaggio.
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Sono foto esplicite, didascaliche. Immagini e filmati con il prete in atteggiamenti intimi con un uomo, mentre ne bacia un altro. Persino mentre fa uso di cocaina. E poi i regali costosi. Fuori misura per il suo stipendio. «E infatti si spacciava per magistrato», racconta Mangiacapra. Ma anche dopo l’invio delle foto e dei filmati nulla pare cambiare, racconta il ragazzo. Che così decide di rivolgersi ai giornali. «Mi sembrava incredibile. Sapevano benissimo chi era e cosa faceva. In una conversazione al telefono con il vicario gli raccontai la situazione, gli spiegai che un loro prete, senza mai menzionare il nome, faceva queste cose. Lui chiuse dicendomi: “Prega per don Luca”».
Così la versione della curia inconsapevole o raggirata dallo scaltro don Euro per Mangiacapra non reggerebbe. «Altrimenti perché lo hanno indagato invece di sentirlo come semplice persona informata dei fatti. Come hanno fatto con me», si chiede. Mangiacapra lo sente sia la procura della repubblica di Massa che la “magistratura” ecclesiastica. Lui risponde, circostanzia. Poi, quando don Euro sembra sparito, ecco che ricompare. Pochi mesi fa, a giugno. «Mi chiama un amico che fa le marchette a Roma, mi mostra degli screenshot. Era lui, con un nuovo numero. Cercava appuntamenti». Mangiacapra racconta di essere andato a denunciare la cosa al tribunale ecclesiastico di Pisa che lo ha sentito. «L’indagine è chiusa», mi hanno risposto.