«Hanno ucciso mio figlio, voglio tutta la verità», è lo sfogo del papà di Michele Merlo, l’ex cantante di “Amici” scomparso sei mesi fa a causa di una leucemia fulminante. Il papà, Domenico Merlo, ha rotto il silenzio dopo che l’inchiesta è passata da Bologna a Vicenza: «Bastava un emocromo per salvarlo. Perché un dirigente medico chiese scusa a nome suo e di tutta la categoria?»
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Il papà affida al “Resto del Carlino” il suo sfogo: «Gli venne prescritto un antibiotico, il giorno dopo il crollo. Ci fu un sanitario del 118 che diede a Michele del tossicodipendente». L’uomo, inoltre, non si capacita del passaggio dell’inchiesta: «Per me un colpo al cuore. Mi domando per quale motivo? Mi aspettavo che la Procura di Bologna andasse avanti, che i Nas accertassero eventuali responsabilità di quei sanitari che hanno visitato Michele».
«Oggi – prosegue – mi si dice che una volta arrivato all’ospedale di Vergato tutto era già compromesso. Bene, allora perché un dirigente medico del decimo piano del Maggiore, davanti al sottoscritto e a tutti i miei parenti, chiese scusa a nome suo e di tutta la categoria? Di cosa si scusò se non è venne sbagliato niente? Io e la mia famiglia non cerchiamo vendette, nemmeno soldi, ma la verità sì. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare e noi andremo fino in fondo».
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Il papà è convinto che Michele si poteva e si doveva salvare: «Questo dicono gli atti. Invece è stato rimbalzato da un posto all’altro quando bastava un emocromo per capirne il problema. È tutto un sistema sanitario che è sbagliato, questo va condannato».