In trenta Paesi del mondo le persone Lgbtq+ vengono ancora incriminate, ma uno Stato africano è andato ben oltre, in Uganda verranno condannate a morte.
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La legge choc è stata votata dall’intero Parlamento e ha gelato il mondo intero. Ci aveva già pensato nel 2014, – si legge sul Corriere della Sera – ma allora il provvedimento fu bocciato dalla Corte Costituzionale per “un vizio di forma”. Questa volta manca solo la firma del presidente-autocrate Yoveri Museveni, che si è sempre schierato contro i diritti della comunità Lgbtq+. L’altra sera su 389 deputati hanno votato «no» solo due membri del partito di governo, che vale la pena di ricordare per nome: Fox Odoi-Oywelowo e Paul Kwizera.
L’Uganda – prosegue il Corriere – si pone all’avanguardia di questa schiera omofoba. Proibito anche dirlo: chi si dichiara Lgbtq+ rischia 20 anni di carcere. La pena capitale è prevista per i casi di quella che viene definita «omosessualità aggravata», quando vi è il coinvolgimento di minorenni o di persone malate di Aids. La «legge anti-omosessualità» ha provocato reazioni sdegnate dentro e fuori il piccolo Paese africano, quello che vanta la popolazione più giovane del mondo (età media 16 anni). Il 16 marzo uno sprezzante Museveni ha proclamato in tv che “i Paesi occidentali dovrebbero smetterla di cercare di imporre le loro pratiche devianti al resto del mondo”.