A ottantaquattro anni Ornella Vanoni tira dritto, spara cartucce senza preoccuparsi dei giudizi e delle conseguenze. Ospite del programma di Radio 1 Un giorno da pecora, la cantante ne ha un po’ per tutti. A cominciare dall’amica e collega Mina, indicata da alcuni come possibile direttore artistico della 70esima edizione del Festival di Sanremo.
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«Non mi piace come idea, bisogna partecipare, essere presenti, essere lì», commenta Ornella dicendo che organizzare la kermesse «da remoto» non sarebbe una cosa «giusta».
Al di là della questione, la canzone che la lega di più a un suo amore è proprio una firmata da Mina, «di cui però ora non ricordo il titolo». Poteva essere Grande Grande che, come sappiamo, non cantò la Vanoni: «Quella non la cantai, anche quando mia madre mi disse che sarebbe stato un grande successo. Le risposi: mamma, ma Grande Grande si capisce cosa vuol dire, non capisci che è volgare?». Il brano che, invece, avrebbe voluto a tutti i costi era un altro, Il cielo in una stanza di Paoli: «Se lo avessi incontrato venti minuti prima l’avrei fatta io, invece l’ha cantata prima Mina, lui ancora non mi conosceva».
Dopotutto a lei non andò certo peggio con Senza Fine, che è un capolavoro, «ma Il cielo in una stanza è più popolare». Gino Paoli è stato il suo grande amore: «Si, ammettiamolo. Ma non voglio più parlarne: a me chiedono sempre di lui, e a lui mai di me».
Ora Ornella Vanoni innamorata di qualcuno non lo è più: «No, e non mi piacerebbe esserlo. A 64 anni ero ancora in forma, poi ho detto basta. Ora io amo i miei figli, i miei nipoti, i miei amici. Però mi manca molto la tenerezza, la carezza, la telefonata della buona notte».
Gli anni che ha, 84, se li sente tutti e non è un problema, «è la testa che deve essere giovane». Quando le chiedono fino a che età le piacerebbe vivere, la risposta è spiazzante: «Fino a 90 anni, non di più. Perché poi ti annoi secondo me, e poi con tutta la vita piena che ho avuto… Ho idea che morire troppi tardi non sia il massimo».