Bullizzato sul web da un coetaneo. Uno studente di 15 anni si è ritrovato uno sticker con la sua faccia e un cartello con la scritta “sono frocio”.
Un atto che ha lasciato senza parole il liceale sorano che venerdì scorso è stato informato da una sua amica sulla foto che circolava su vari gruppi Whatsapp. La reazione del ragazzo è stata inizialmente di sconcerto, non comprendeva il perché di questo gesto di cattiveria gratuita. Si è sfogato al telefono con qualche amico, ma poi è sorta in lui la voglia di reagire, il desiderio di raccontare la sua storia per essere da esempio a chi, come lui, è stato vittima di bullismo sulla rete.
Luca Vismara vittima di omofobia e bullismo all’Isola quando i naufraghi non erano ripresi: “Nessuno di loro venne squalificato”
«Inizialmente ho pensato: ora che faccio? Poi ho scritto al mio gruppo di amici e ho pianto perché ho avvertito la mancanza di rispetto – spiega il giovane -. Ma penso che la cosa più importante sia rialzarsi in piedi perché non bisogna farsi buttare giù da queste etichette, soprattutto quando questo avviene da parte di persone ignoranti. Ci tengo a sottolineare che tranne un pianto iniziale, l’ho presa bene. La cosa che mi ha fatto arrabbiare di più è che ho avuto amici che per questo hanno avuto problemi di autolesionismo. Mi sono confrontato civilmente con il ragazzo che ha fatto girare lo sticker, è un mio coetaneo. Ho ricevuto le sue scuse, ma non l’ho perdonato».
Si toglie la vita a 17 anni perché vittima di bullismo: “Sei gay. Devi solo morire, non puoi offrire niente alla società”, gli urlavano a scuola
Il ragazzo ha poi raccontato tutto alla madre che gli ha espresso pieno sostegno. Per ora, il quindicenne non è orientato a sporgere denuncia. Sul caso è intervenuta la hanno continuano dalla Rete degli Studenti Medi di Sora: “Esprimiamo la piena solidarietà al ragazzo coinvolto in questo spiacevole episodio – recita la nota -. Di fronte a comportamenti del genere non possiamo rimanere in silenzio perché sono la prova che certe discriminazione sono ancora presenti nella nostra società. Non siamo disposti a tollerare più queste aggressioni perché alimentano una cultura basata sull’odio e su valori che non ci appartengono”