Quindici anni fa avrebbe partecipato a un concorso per drag queen in Brasile, vincendolo.
Oggi siede nel Congresso degli Stati Uniti d’America, tra le file del Partito repubblicano, dopo essere stato rieletto nel recente voto di Midterm dello scorso novembre. È George Santos e in questi giorni è al centro delle polemiche per le bordate di alcuni colleghi repubblicani, i quali gli chiedono di dimettersi per aver mentito sul suo passato e per essere stato incoerente.
The most recent obsession from the media claiming that I am a drag Queen or “performed” as a drag Queen is categorically false.
The media continues to make outrageous claims about my life while I am working to deliver results.
I will not be distracted nor fazed by this.
— George Santos (@Santos4Congress) January 19, 2023
Da parte sua, il 34enne membro del Congresso statunitense si è difeso su Twitter, dicendo che le illazioni prodotte sul suo conto sono pure falsità e che lui non ha alcuna intenzione di rinunciare al seggio da deputato.
Le richieste del GOP non riguardano il suo essere gay (è il primo membro repubblicano dichiarato ad essere stato eletto nella Camera bassa di Capitol Hill) ma l’aver “predicato bene e razzolato male”, essendosi schierato su posizioni apertamente conservatrici e contrarie alla comunità Lgbtqi+.
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Santos, ad esempio, ha sostenuto la legge “Non dire gay” dello Stato della Florida, la quale impone a tutte le aule scolastiche di non affrontare tematiche legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere, che turbano i più piccoli. Del resto, anche da parte del Partito repubblicano si levano con sempre maggiore frequenza denunce contro spettacoli e performers drag, reputandoli “dannosi per i bambini”.
Parlando a USA Today, George Santos aveva detto: “Sono apertamente gay, non ho mai avuto problemi con la mia identità sessuale negli ultimi dieci anni e posso dirvi e vi assicuro che sarò sempre un sostenitore delle persone LGBTQ”.