“Brucio nella benzina che uccide il nostro pianeta”, ha scritto David Buckel nel suo messaggio di addio. Poi si è suicidato nel Prospect Park di Brooklyn.
“Sono David Buckel e mi sono appena dato fuoco: un suicidio di protesta. Brucio nella benzina che uccide il nostro pianeta”. È questo il contenuto del biglietto che la polizia di New York ha trovato accanto al corpo carbonizzato dell’avvocato, specializzato in cause a difesa dei diritti Lgbti. David Buckel si è suicidato sabato mattina nel Prospect Park di Brooklyn, lasciando nelle vicinanze una busta, con all’interno la spiegazione del suo gesto estremo: una protesta contro l’inquinamento e l’uso dei combustibili fossili.
Ad assistere al suicidio di Buckel, avvenuto alle prime luci dell’alba, soltanto un ragazzo che stava facendo jogging nel parco. Quando la polizia è arrivata non ha potuto fare altro che constatare il suo decesso.
“Vi chiedo scusa per il disordine”, concludeva il biglietto lasciato da Buckel sul prato. Ma la sua denuncia continuava su una seconda nota, più lunga, trovata sempre nella stessa busta e inviata anche per mail a diverse testate, tra cui il New York Times: “La maggior parte degli esseri umani sul pianeta respira aria resa malsana dai combustibili fossili e molti di loro muoiono prematuramente: la mia morte precoce causata dalla benzina riflette ciò che stiamo facendo a noi stessi”.
Il 60enne avvocato era divenuto famoso per aver guidato cause di grande risonanza: su tutte, quella a tutela dei parenti di un giovane trans, Brandon Teena, contro uno sceriffo della contea che non aveva fatto abbastanza per difenderlo. La storia di Teena, stuprato e ucciso in Nebraska nel 1993, fu portata sul grande schermo dal film Boys Don’t Cry. Per l’interpretazione nei panni del ragazzo, Hilary Swank vinse anche un Oscar nel 1999.