Un romanzo che racconta di un ragazzo nero, gay e cresciuto in un ghetto di Miami, apre l’undicesima Festa di Roma. Moonlight di Barry Jenkins sta girando tutti i festival mondiali, dopo aver debuttato a Telluride è stato a Toronto, New York, Londra, Vancouver e ora è a Roma.
La storia di Little, Chiron e Black (tre nomi diversi che scandiscono tre capitoli della sua storia: bambino, ragazzo e giovane uomo) è veramente “quella storia senza tempo di connessioni fra uomini e scoperta di sé” come recita la presentazione. Chiron è un ragazzino che fa fatica a trovare il suo spazio nel mondo, non ha un padre, la mamma pur amandolo è assente divisa tra il lavoro di infermiera e la sua dipendenza dalle droghe, l’incontro con uno spacciatore affettuoso e la sua compagna è un’occasione sprecata nel suo percorso di crescita anche se lascerà il segno. Una volta diventato adolescente, perso il nomignolo di “piccolo”, per Chiron arriva la scoperta della sessualità, la difficile vita di un ragazzo gay in un quartiere malfamato della periferia di Miami, tra bullismo, violenza e la spirale della droga che non risparmia nessuno tra dipendenza e spaccio. Ma è soprattutto Black, Chiron ormai adulto, il personaggio più interessante; è diventato un uomo completamente diverso da quello che tutti si sarebbero aspettati: dopo anni di riformatorio oggi vive ad Atlanta ed è un duro. La telefonata che riceve da un compagno di scuola di tanti anni prima lo riporta a quel ragazzo che di fatto ha tradito.