La nuova serie MONSTERS: La storia di Lyle ed Erik Menendez è appena uscita su Netflix e in poche ore non solo ha scalato la classifica della piattaforma, ma ha anche scatenato un putiferio.
Dal 19 settembre con i suoi 9 episodi Monsters ci racconta la storia dei due fratelli che nel 1989 massacrarono i propri genitori a colpi di fucile.
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Erik Menendez, uno dei due fratelli al centro delle vicende narrate dallo show di Ryan Murphy, ha infatti diramato un comunicato tramite l’account X di sua moglie Tammi Menendez, commentando il modo in cui è stata rappresentata la loro storia. L’uomo, condannato assieme al fratello Lyle per omicidio di primo grado e cospirazione per l’assassinio dei genitori, ha accusato Murphy di essere in cattiva fede: “Non può essere così ingenuo e impreciso riguardo ai fatti della nostra vita da fare tutto ciò senza cattive intenzioni”. Secondo lui, la serie rappresenterebbe un passo indietro nella comprensione del trauma infantile, e porterebbe avanti menzogne e calunnie.
I due fratelli stanno scontando una pena all’ergastolo presso la RJ Donovan Correctional Facility di San Diego, in California. Nella serie vengono interpretati da Nicholas Chavez e Cooper Koch, Javier Bardem interpreta il padre José Menendez, e Chloë Sevigny interpreta la madre Kitty Menendez.
Le parole di Erik Menendez contro la serie:
Credevo che avessimo superato le bugie e i ritratti distruttivi del carattere di Lyle, in grado di creare una caricatura di lui basata su orribili e palesi falsità così diffuse invece nella serie. Posso solo pensare che siano state fatte intenzionalmente. È con grande tristezza che dico che non posso credere che Ryan Murphy sia così ingenuo e impreciso riguardo ai fatti della nostra vita da fare tutto questo senza cattive intenzioni.
Mi rattrista sapere che la rappresentazione disonesta di Netflix delle tragedie legate al nostro crimine abbia fatto regredire le dolorose verità, riportandole indietro nel tempo, a un’epoca in cui l’accusa costruì una narrativa basata sulla convinzione che i maschi non potessero essere vittime di abusi sessuali e che il trauma dello stupro fosse vissuto in modo diverso dagli uomini rispetto alle donne. Quelle orribili menzogne sono state confutate e smascherate da innumerevoli vittime coraggiose negli ultimi vent’anni, che hanno superato la vergogna personale e parlato apertamente. E ora Murphy plasma la sua terribile narrativa attraverso ritratti di personaggi vili e spaventosi di Lyle e di me, diffamandoci in modo scoraggiante.
La verità non basta? Lasciamo che la verità sia la verità. È demoralizzante sapere che un solo uomo dotato di potere possa minare decenni di progressi nel fare luce sul trauma infantile. La violenza non è mai una risposta, mai una soluzione, ed è sempre tragica. Per questo, spero che non venga mai dimenticato che la violenza contro un bambino crea centinaia di orribili e silenziose scene del crimine, nascoste nell’ombra, dietro al luccichio e al glamour, raramente esposte fino a quando la tragedia non coinvolge tutti. A tutti coloro che mi hanno sostenuto, grazie dal profondo del mio cuore.