Una giravolta di quelle che possono far girare la testa. Dimenticate nudi sfrontati, provocazioni, simboli sessuali e droghe leggere maneggiate con disinvoltura. Miley Cyrus è tornata e non è più quella che ha sconvolto il mondo del pop quattro anni fa. Ma non si tratta solo di confezione. Il nuovo album, “Younger Now“, presenta una Miley nuova anche sotto il profilo musicale, con canzoni dalla forte impronta country e rock’n’roll.
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Certo, un titolo che cita “più giovane ora”, per una cantante che ha solo 25 anni, sembra di difficile decifrazione, se non addirittura beffardo. Ma in fondo il significato lo si può trovare in un ritorno alle radici che ha fatto portare a Miley indietro le lancette del tempo. Lei, che dopo essere stata la stellina della Disney, si è trovata cresciuta di colpo, popstar denudata (nel vero senso della parola) di ogni costruzione e provocatrice fino all’estremo, adesso torna all’ambiente in cui è cresciuta. Quello del country, del rock’n’roll più tradizionale, quello che in casa con papò Billy Ray ha ascoltato sin da bambina, in quel di Nashville.
Lo si capisce sin dalla copertina, che omaggia apertamente Elvis Presley, proprio nell’anno del quarantesimo anniversario della morte di “The Pelvis”. Completo di pelle nera e ciuffo impomatato, sembra di vedere l’Elvis di fine anni 60, quello di passaggio tra il ragazzino dalla faccia pulita e dalle movenze scandalose degli esordi, e quello imbolsito diventato un’icona al limite del paradossale, del malinconico finale.
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Ma il cambio di Miley non è certo solo a livello di immagine. L’album si snoda su percorsi decisamente diversi e lontani dal blockbuster “Bangerz” e di successi come “Wrecking Ball“. “Younger Now“, “Malibu” sono un pop rock con influenze west coast, ma per trovare l’anima country della Cyrus bisogna passare per “Rainbowland“, dove non a caso partecipa un mostro sacro di quella scena come Dolly Parton, o nella ballad “Miss You So Much“.
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Una sterzata decisa, di quelle che possono far sbandare. Soprattutto chi l’ha seguita fino ad ora. Mettere da parte in un solo colpo le provocazioni social che la tenevano costantemente in primo piano nell’attenzione della gente, e al tempo stesso affrontare un genere musicale (in teoria) più maturo, dimostra che Miley non ha paura di rischiare. Intendiamoci, non siamo di fronte a un disco di puro country, il gusto pop di Miley (alimentato dal produttore Oren Yoel) è intatto e i primi riscontri lo dimostrano (i 300 milioni di views del video di “Malibu” non sono bruscolini). Lei ha fatto un passo indietro per farne due avanti. Se il pubblico la seguisse sarebbe solo un bel segnale.